Il complesso di Santa Lucia Vergine al Monte è una struttura religiosa di Napoli, nata come abbazia francescana nel XVI secolo e sita al Corso Vittorio Emanuele.
Nel 1587, papa Pio IV, con la bolla papale, unì i frati francescani scalzi di Spagna con i frati minori: fu proprio grazie a questo atto che, successivamente, nacque il monastero. Lo stile dominante del complesso è barocco, ma vi sono alcune tracce medioevali e rinascimentali che donano all’edificio un aspetto molto particolare. Dopo la Controriforma fu abbandonato e, solo nel Seicento, fu abitato nuovamente dai francescani spagnoli.
Nella prima metà del XVI secolo frà Agostino da Miglionico realizzò una prima cella che, successivamente, fu trasformata da frà Girolamo da San Agata in una chiesa intitolata a Santa Lucia Vergine e Martire. Quello che sorgeva a metà della collina di San Martino era un luogo isolato, che comprendeva la chiesa e un angusto convento. Nel 1610 il custode superiore acquistò il suolo adiacente per la costruzione del noviziato e, qualche anno più tardi, Francesco Mauro acquistò anche una casa con giardino sottostante, che fu trasformata nell’infermeria del convento.
Nel 1647, durante la rivolta antispagnola di Masaniello, i popolari si impadronirono della chiesa per colpire i regi rinchiusi nel Castel Nuovo. Nel 1669 giunsero a Napoli 12 religiosi provenienti da Granada, che si impossessarono di Santa Lucia al Monte. Solo nel 1722, con l’arrivo degli austriaci e il ritorno degli italiani, la casa religiosa riprese il suo ruolo di convento.
Nel 1799, poi, durante la Repubblica Partenopea, la struttura fu presa di mira dai cannoni francesi. Questo periodo tumultuoso ebbe fine con la restaurazione borbonica, con la quale il convento visse un periodo di serenità. Nel 1866, con la legge che sanciva la definitiva chiusura dei conventi, anche il Complesso di Santa Lucia Vergine fu sgombrato, per cui 127 persone che vi risiedevano furono costrette ad andar via. Vi rimasero solo 7 frati al servizio della chiesa. Due anni dopo, il Convento fu diviso tra il comune e la provincia, ma nel 1894 padre Ludovico Palmentieri da Casoria riscattò quasi tutto il fabbricato e l’acquisizione fu completata da padre Giulio Saracino. Tra il 1902 e il 1913 la chiesa fu ristrutturata, perdendo quella che era l’impronta francesana. Nel 1909 Saracino morì e la proprietà passò prima a padre Filomeno Barone e, poi, a Damaso Guglielmi. Nel 1957, infine, fu inaugurato il nuovo seminario realizzato dallo Stato su progetto dell’ingegnere Moselli.
Con il Giubileo del 2000 i Frati Minori, proprietari del convento, adibirono parte di esso in struttura ricettiva e, nel 2001, l’ala sinistra dell’ex struttura conventuale di Santa Lucia al Monte fu ristrutturata e adattata a funzione di struttura alberghiera e congressuale. L’ala destra, invece, dal 2002 è sede della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi Suor Orsola Benincasa.
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