Nella zona di Capodichino, in piazza Giuseppe Di Vittorio, è situata la Chiesa dell’Immacolata.
Nell’Ottocento, gli abitanti dell’antica collina erano costretti ad allontanarsi per raggiungere luoghi di culto, affrontando zone impervie e lunghi cammini, essendo, la loro zona, priva di edifici ecclesiastici.
Cominciarono, dunque, a lamentarsene e a richiederne la costruzione.
Le richieste divennero incisive quando, il 7 dicembre del 1856, il religioso Luigi di Sant’Antimo fu raggiunto dalla Vergine Maria, la quale gli predisse l’imminente assassinio di Ferdinando II di Borbone, Re di Napoli.
Il giorno dopo, un soldato albanese, Agesilao Milano, al Campo di Marte – luogo sul quale è oggi posto l’aeroporto – tentò di uccidere davvero il Re, che, essendo già a conoscenza della notizia grazie al fedele, non si fece trovare impreparato, proteggendosi con un giubbotto di ferro, nascosto dagli abiti, sopravvivendo all’attentato.
Decise, allora, di accontentare il popolo, dando il via ai lavori per innalzare la struttura in onore dell’Immacolata Concezione, migliorando anche l’agibilità della zona, nell’agosto del 1857.
Sette scalini conducono alla facciata, che presenta una suddivisione in due ordini: in basso vi è il portale con lesene sormontate da capitelli in stile ionico, in alto vi è un rosone rettangolare affiancato dalle nicchie contenenti le statue di San Pietro e di San Paolo, sulla cui sommità troneggia un bassorilievo dedicato all’Immacolata, che la rappresenta attorniata da angeli; a lei è dedicata anche l’incisione sul fronte divisorio dei due ordini: IMMACOLATAE DEPARAE VIRGINI DICATUM, voto del Re.
All’interno è riscontrabile un’ampia navata rettangolare in tufo.
Ad ogni lato sono poste quattro cappelle, adornate ed arricchite da statue ed effigi rappresentanti i santi a cui sono dedicate, successivamente aggiunte alla struttura, a metà del ventesimo secolo.
Lesene e capitelli rivestiti di stucchi alla corinto decorano l’interno.
Proseguendo la navata si arriva all’altare maggiore odierno, in marmo, differente dall’originale, in un ricco marmo policromo, purtroppo non arrivatoci a causa di irrazionali modifiche e restauri.
Su di esso è posta una statua in legno dorato, rappresentante Maria Santissima Immacolata, la quale tiene una lancia nella mano destra e il Bambin Gesù sorretto in quella sinistra, ad opera di Francesco Caputo, commissionata da Don Antonio Ventriglia, nel 1820.
Nella sagrestia è conservata una copia del dipinto del Fergola, sulla cerimonia della prima pietra dell’edificio, e il bozzetto della gloria di Maria Santissima Assunta in cielo, di Gaetano Mormile, rimasto solo una bozza a causa del crollo della volta, sulla quale sarebbe stato posto, durante i lavori.
Ad oggi, solo la sagrestia e il campanile ci appaiono nell’originale aspetto.
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