Il monastero di Sant’Eframo Nuovo è anche conosciuto come monastero dell’Immacolata Concezione a Fonseca ed è una struttura monumentale di Napoli che si trova nel rione Materdei e, più precisamente, in Via Matteo Renato Imbriani.
La storia di questo edificio è molto tormentata: nessuno potrebbe mai immaginare, infatti, di cosa sia sede oggi.
I lavori di costruzione dell’edificio iniziarono nel 1572 su un terreno acquistato dai frati cappuccini da Gianfrancesco di Sangro, principe di Sansevero, grazie ai doni da parte di Francesca Carafa, nobildonna napoletana. Il progetto originario prevedeva la costruzione di un vasto complesso: infatti, la struttura doveva essere la sede principale dei frati minori cappuccini, ma questa idea fu abbandonata ed il progetto ridimensionato. Nonostante questo cambiamento di destinazione, il monastero è comunque di grande imponenza, in quanto formato da 160 stanze per i frati, due chiostri, l’orto, i cortili e alcune aree comuni. Accanto al monastero, inoltre, c’è la chiesa omonima fondata nel 1661.
Nel 1840 l’edificio fu danneggiato da un incendio che distrusse ogni cosa, compresi gli affreschi della volta, opera di Filippo Andreoli. La Chiesa fu, però, restaurata in pochissimo tempo e, già nel 1841, venne riaperta, caratterizzata dallo stile neoclassico dell’epoca. Successivamente anche il monastero fu ripristinato ma, dopo pochissimi anni, nel 1866, fu soppresso, a causa della politica anticlericale del Regno d’Italia, e adattato a caserma.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1925, il complesso fu adibito a Ospedale psichiatrico giudiziario, apportando diverse modifiche in modo da adattarlo al meglio alla sua nuova funzione. Dal 2008 “Sant’Eframo” non ha più sede nel complesso monastico, ma è stato trasferito al Centro Penitenziario di Napoli-Secondigliano.
Nel 2013 gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari sono stati aboliti ed il 31 marzo del 2015 hanno chiuso definitivamente. Oggi la struttura che sorge in Via Matteo Renato Imbriani è occupata dal Collettivo Autorganizzato Universitario, che ha dato vita all’Ex OPG occupato Je so’ pazzo con l’intento di far riappropriare Napoli e i napoletani di un proprio bene e lanciare iniziative e percorsi sociali.
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