In via Mariano Semmola, quartiere Arenella, c’è una parrocchia dall’aria quasi futurista, quella di Santa Maria di Costantinopoli.
Quella che oggi è una costruzione del tutto moderna, però, non ha sempre avuto questo aspetto, perché le sue origini risalgono a quando le zone dei Camaldoli e dell’Arenella erano ancora colline vergini per nulla urbanizzate.
La chiesa sorse per volontà di Antonio Cangiano nel luogo in cui ritrovò una miracolosa immagine volitiva bizantina: fu per questo, infatti, che decise di renderle onore costruendovi attorno una cappella. Nel 1575, così, questa venne dedicata alla Vergine di Costantinopoli durante una messa tenuta per Antonio Cangiano ed i contadini del vicinato. Alla morte dell’uomo, per sua volontà testamentaria, la chiesa venne ceduta al Seminario Napoletano assieme a tutte le casette circostanti (anch’esse di sua proprietà). Circa un secolo dopo l’edificazione della chiesetta, nel 1676, ci fu una nuova cessione da parte dell’ente a Don Benedetto Cuomo e alla sua famiglia, con la promessa che, oltre a pagare 7 ducati all’anno, egli avrebbe provveduto, ogni giorno di festa e di precetto, ad organizzare una messa a sue spese. Quando però Cuomo morì, i suoi figli non si presero l’impegno di rinnovare la concessione, così che la gestione di Cappella Cangiani fu affidata ad un sacerdote che abitava in un edificio poco lontano.
Nel 1878 la chiesa venne ristrutturata e, nel 1914, le venne affiancato un nuovo edificio religioso costruito nel terreno antistante ad essa per volere del marchese di Busceni, il quale comprò anche Cappella Cangiani.
Durante il periodo della Resistenza la zona circostante la Cappella fu sede di una riunione di 79 antifascisti volta all’organizzazione della distribuzione del giornale “Il proletario“; l’assemblea, però, non andò a buon fine perché la polizia, informata da alcuni delatori, irruppe nella riunione e arrestò ben 49 partecipanti. Inoltre, anche durante le Quattro Giornate di Napoli la zona di Cappella Cangiani fu teatro di diversi scontri armati.
Quando iniziò il boom edilizio che vide la velocissima urbanizzazione del quartiere Arenella e la costruzione dei nuovi ospedali, la cappella, con la sua unica navata, non era più in grado di accogliere le grandi masse di persone che, in poco tempo, si insediarono nel quartiere. Fu così che, tra il 1969 e il 1974, venne costruita una nuova chiesa che, assieme alle altre due, andò a formare un vero e proprio complesso religioso. La nuova chiesa, costruita per mano dell’architetto Alberto Izzo, ha delle forme moderne e dinamiche capaci di contrapporsi ai mastodontici edifici circostanti. Internamente la cappella si organizza su due aule assembleari sovrapposte, con un’unica navata, illuminate tramite l’apertura nella facciata e dalle feritoie poste sul tetto.
Oggi, oltre ad essere un bellissimo luogo di culto, il complesso di Cappella Cangiani è anche un sito di aggregazione sociale: ospita, infatti, un cineforum, un piccolo teatro ed anche un campo da basket e la sede della Polisportiva pro-Cangiani.
Si tratta di un contesto che ha fatto così tanto la storia di Napoli che, ai giorni nostri, identifica con il suo stesso nome tutta l’area circostante che i napoletani, infatti, definiscono “zona Cappella Cangiani”.
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