Il palazzo Spinelli di Laurino è un palazzo monumentale di Napoli, ubicato lungo il decumano maggiore.
Il palazzo, eretto nel XV secolo, fu restaurato e decorato su commissione di Trojano Spinelli intorno alla metà del XVIII secolo. Una particolarità dell'edificio è il cortile interno a pianta ellittica, l'unico a Napoli; il cortile è adorno di statue e stucchi di notevole bellezza. Notevole è pure lo scalone sanfeliciano composto da due rampe: la prima, in asse con la parete di fondo e la rampa successiva, ha una doppia rampa con duplice prospettiva e come sfondo ha dei cippi romani in due nicchie.
Inoltre è presente la cappella di famiglia la cui struttura monumentale, risalente al XVIII secolo; è attigua al cortile del palazzo ma ha anche un proprio ingresso su vico Fico a Purgatorio[1].
Oggi il palazzo è in stato di degrado: pessime le condizione della facciata che è tutta danneggiata per lo staccarsi del parametro in stucco che mette a nudo la struttura in tufo; nello stesso stato versa anche il bel cortile ornato da statue.
In questo palazzo sono state girate alcune scene di tre film ambientati a Napoli, Giallo napoletano di Sergio Corbucci (1979), La Pelle di Liliana Cavani (1981), tratto dal romanzo omonimo di Curzio Malaparte, e Maccheroni di Ettore Scola (1985), interpretati, fra gli altri attori, da Marcello Mastroianni che nel cast del secondo film si accompagnava ad altri interpreti come Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Carlo Giuffrè e Peppe Barra.
Come ogni palazzo storico che si rispetti anche Palazzo Spinelli è famoso per la presenza di un fantasma che si aggira tra le sale interne della struttura. Numerosi sono gli avvistamenti di una figura evanescente che spesso sosta sull'enorme scalinata interna, all'incrociarsi dei due scaloni. La leggenda vuole che si tratti del fantasma di Bianca, una giovane damigella al servizio della famiglia Spinelli. Bianca era una giovane orfana di provenienza alto-borghese che fu ‘adottata’ dal Duca Spinelli, padrone di casa. La storia racconta che Bianca fu murata viva all'intero di una delle tante stanze del palazzo. A deciderlo fu la moglie di Troiano Spinelli, Lorenza, gelosa della giovane che conquistò il cuore del Duca. Lorenza Spinelli era una donna cinica, crudele che il marito non tardò a tradire. Quando il Duca, prima di partire per la guerra, si recò dalla moglie per un ultimo saluto, lei non lo degnò della minima attenzione e, mentre lui stava uscendo furioso dalla stanza, incontrò invece il dolce ed innocente sguardo pieno di compassione della giovane fanciulla. Quello sguardo destò l’attenzione della Duchessa che in preda alla gelosia ordinò di mettere fine alla vita di Bianca, murandola viva.
La innocente damigella, una volta accettato il suo ignobile destino, prima di morire avrebbe lanciato una maledizione, che tutt’oggi graverebbe sulla casata. Bianca non poteva difendersi in alcun modo ma ebbe la forza per pronunciare queste parole: "Famme pure mura' viva, ma in allegrezza o in grannezza tu me vidarraje". Una maledizione che aleggia tutt’oggi sulla famiglia e nelle sale del palazzo Spinelli. Da quel giorno si racconta che la giovane Bianca si mostrerebbe alla famiglia 3 giorni prima di un evento, lieve o tragico che fosse. Vestita di bianco se ciò che stava per accadere fosse stato lieto, di nero invece, se sulla famiglia stesse per abbattersi una tragedia.
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