La chiesa di Sant'Agostino alla Zecca o Sant'Agostino Maggiore è tra le più grandi chiese di Napoli; si erge nel centro antico. Versa attualmente in stato di degrado.
La struttura religiosa fu iniziata da Carlo I d'Angiò, ma venne completata grazie a Roberto d'Angiò, per volere dell'ordine degli Eremitani su di un precedente convento di monache basiliane. Nel 1287 vi fu fondato lo studio generale dell'Ordine agostiniano. Venne riedificata in stile rinascimentale dopo il terremoto del 1456 e rifatta tra il XVII secolo e il XVIII secolo da Bartolomeo Picchiatti, Francesco Antonio Picchiatti, Giuseppe de Vita e Giuseppe Astarita.
Il primo progettò il campanile, ridecorò il chiostro (insieme a Francesco Antonio) e l'ampia navata centrale; del de Vita è la crociera e dell'Astarita è la singolare soluzione della cupola che si trasforma in calotta absidale.
La chiesa è stata chiusa a causa dei danni subiti durante il terremoto del 1980 e non è ancora stata riaperta versando tuttora in un grave stato di abbandono e degrado.
L'interno è composto da tre vaste navate. La chiesa è chiusa al pubblico da decenni, a causa della lentezza dei lavori di ristrutturazione; parecchie delle sue opere sono sconosciute, mentre altre sono state rubate, trasferite o perdute. Sono presenti opere pittoriche di Evangelista Schiano.
Le istituzioni fanno fatica a salvaguardare l'immenso patrimonio artistico napoletano e molte chiese come la basilica in questione, sono avvolte nell'assoluto degrado; da quanto pervenuto, possiamo citare l'alto campanile che fa da cornice alla facciata, gli affreschi nella sagrestia e il chiostro del pittore Giacinto Diano a pianta quadrata circondato da sedici colonne.
Nel 2008, il ministro Sandro Bondi, durante un'intervista giornalistica, ha dichiarato che l'allora presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi avrebbe finanziato i restauri della basilica in questione. In precedenza, il ministro Giuliano Urbani aveva promesso finanziamenti, mai arrivati.[5] La struttura, nell'aprile 2011, ha dimostrato chiaramente che urge di restauri, in quanto un blocco di piperno del campanile è crollato sulla strada circostante, mettendo in pericolo la gente ma soprattutto i bambini del posto soliti a giocare in quel luogo. Nel 2012 la regione Campania avrebbe definitivamente approvato i lavori che avrebbero dovuto aver luogo nell'anno 2013.
Il palazzo al n.174 di corso Umberto I ingloba la Sala capitolare del complesso; l'interno, severo e gotico è caratterizzato da volte costolonate, queste, sono rette da due grandi colonne al cui culmine sono visibili i capitelli svevi riutilizzati.
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