La chiesa di San Giuseppe dei Nudi è una delle chiese monumentali di Napoli, si erge nell'omonima via. L'edificio è chiuso al culto e già nel 1992 si presentava con notevoli problemi statici.
Il tempio venne fondato nel 1785 grazie all'Arciconfraternita e Monte di San Giuseppe, formata principalmente da avvocati desiderosi di dedicarsi anche ad attività benefiche. La chiesa è un ampliamento del precedente edificio religioso dedicato a Santa Maria dell'Olivo.
Il progetto venne affidato a Giovanni del Gaizo, ma, nel 1888, la chiesa venne completamente rimaneggiata grazie a Luigi Angiolia. Tuttavia, il tempio ha conservato l'articolazione ad aula quadrata, coperta da volte con due cappelle affondate e il coro absidale poligonale.
La chiesa è a croce greca; l'altare maggiore è sovrastato da un dipinto rappresentante San Giuseppe e la pia opera di vestire gli ignudi. I due altari laterali sono entrambi settecenteschi e sono sovrastati dai pregevoli dipinti raffiguranti l'Adorazione dei Pastori di Girolamo Starace e Santa Margherita da Cortona di artista ignoto del XVIII secolo.
Nella sagrestia, inoltre, un dipinto di Gaetano d'Agostino del 1888 (Transito di San Giuseppe) e una tela del 1757 raffigurante l'Immacolata e Santi, opera di Giovanni Cingeri.
Vero e proprio vanto della chiesa è l'organo settecentesco in legno dorato. Sulla facciata è possibile ammirare anche un portale di pregevole fattura.
Preziosissime reliquie, grandi pale d’altare, affreschi ed arredi strabilianti sono alcune delle meraviglie custodite nel complesso.
Tra le reliquie conservate vi è un tesoro di straordinaria importanza: il bastone di San Giuseppe, più comunemente conosciuto come la “Mazzarella” di san Giuseppe, ancora oggi oggetto di culto e devozione popolare.
Finalmente sarà possibile ammirarla da vicino e conoscerne la tradizione popolare e la storia che l’ha portata a Napoli ai primi del ‘700 dopo diverse peripezie grazie a Don Nicolino Grimaldi. Questi decise di esporlo al pubblico e condividere con tutti la devozione. Fedeli e curiosi si avvicinavano per toccarla e strapparne un pezzetto. Dopo la sua esposizione al pubblico il bastone risultò alquanto rovinato proprio a causa del desiderio istintivo da parte dei devoti di “sfrocoliarlo”,
Quante volte ne abbiamo sentito parlare, l’abbiamo nominata nella nostra vita di tutti i giorni e pur comprendendone bene il suo significato simbolico con il quale ormai si identifica, molti non ne conoscono la storia e la motivazione.
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