Il tempio conserva importanti opere d'arte, tanto è vero che è stato più volte definito come il museo della scultura napoletana del Cinquecento.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli è un luogo di culto di Napoli; è ubicata a margine del largo omonimo, nel centro storico della città.
Il tempio conserva importanti opere d'arte, tanto è vero che è stato più volte definito come il museo della scultura napoletana del Cinquecento.
Nel 1447 vennero iniziati i lavori del primo vero complesso fondato dal beato Pietro da Pisa nel 1412; la chiesa fu terminata nel 1473, ma negli anni 1516-35, fu oggetto di un importante intervento di ripristino, nel corso del quale fu eseguito anche il portale, opera di Francesco Di Palma. Un ulteriore restauro si ebbe nel Settecento.
Durante la seconda metà del Settecento fu un attivo centro segreto della Massoneria napoletana guidato dall'eremita Serafino Pinzone (poi accusato di congiura giacobina nel 1794).
La chiesa venne soppressa nel 1809 e gestita dal Complesso degli Incurabili fino al 1933; per vent'anni passò quindi ai frati originari e successivamente venne mantenuta per mezzo di donazioni elargite dai fedeli. Alla fine degli anni settanta, il tempio, ricco di opere d'arte, subì diversi furti e devastazioni.
Nonostante i furti subiti negli ultimi decenni, la chiesa conserva un notevole apparato decorativo ed ornamentale. L'interno, a croce latina con cappelle, contiene opere di Domenico Antonio Vaccaro, Girolamo D'Auria, il Sepolcro di Giovanniello de Cuncto e Lucrezia Filangieri di Candida di Giovanni Tommaso Malvito, la Statua della Madonna di Giovanni da Nola anche autore di un rilievo raffigurante la Deposizione.
Il presbiterio e l'abside sono decorati da affreschi del Beinaschi e di Lorenzo Vaccaro.
Nel braccio destro del transetto vi è un Sant'Antonio di Padova di Andrea da Salerno; nella sesta cappella a sinistra, in rilievo, l'Incredulità di San Tommaso di Girolamo Santacroce, mentre nella prima la Deposizione di Giovanni da Nola ed il Sepolcro di Galeazzo Giustiniani, della metà del XVI secolo.
La chiesa, sebbene rappresenti un vero e proprio scrigno dell'arte napoletana, versa in grave stato di degrado.
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