La basilica dello Spirito Santo fu costruita nel 1562, per volontà della Confraternita degli Illuminati dallo Spirito Santo, in Piazza Sette Settembre (un tempo, appunto, largo dello Spirito Santo), lì dove, precedentemente, sorgeva il palazzo del duca di Monteleone.
Le congreghe, inizialmente, erano formate dai Bianchi e dai Verdi, per i quali vennero edificati due collegi, posti al fianco della chiesetta: in uno venivano ospitate le povere della città mentre, nell’altro, le figlie delle prostitute, ed è proprio dal colore delle divise portate dalle ospiti che vennero attribuiti i due toponimi.
Quando, poi, vennero effettuati lavori di ristrutturazione all’interno delle strutture, il convento dei Bianchi venne inglobato alla chiesa, ampliandola in dimensione, e dell’edificio originario rimase solo l’oratorio.
La chiesa, costruita in stile Barocco, si mostra esternamente, agli occhi dello spettatore, come imponente e sobria ed oggi è fiancheggiata da due colonne murali di ordine ionico. Quello che, però, sicuramente spicca è la più alta cupola a tamburo della città, che si erige maestosa con i suoi 70 metri di altezza.
Gli interni della basilica , così come quelli delle maggiori chiese napoletane del Cinquecento (come Santa Caterina e Santa Maria La Nova), sono disposti su una pianta a navata unica, lunga circa 80 metri e intervallata dalla presenza di ben cinque cappelle per ogni lato, le quali conservano, al loro interno, opere napoletane seicentesche e settecentesche.
Camminando lungo la spoglia navata, il percorso è scandito dalla presenza di splendide colonne di stile corinzio che, riprendendo lo stesso motivo di quelle presenti all’interno della chiesa dell’Annunziata a Forcella, ben si confà allo stile vanvitelliano. Infatti, fu proprio Vanvitelli in persona, nel 1754, a scegliere, tra quattro progetti messi a punto da altrettanti ingegneri diversi, quello di Mario Gioffredo, escludendo quello del favorito Nicola Canale che, però, venne assunto come controllore della gestione e delle risorse dell’opera.
Anche dall’interno, l’elemento architettonico della cupola a tamburo, sebbene spoglia e senza alcuna decorazione, rapisce gli occhi dell’osservatore. Quella che vediamo oggi, però, non è come da progetto originale poiché questo, che vedeva la presenza di una cupola cinquecentesca ricamata dalle decorazioni degli artisti Luigi Rodriguez e Giovanni Bernardo Azzolino, venne completamente stravolto dai restauri avvenuti negli anni a seguire.
Nel presbiterio domina maestosamente l’altare maggiore costruito, nel 1773, ad opera di Antonio di Lucca; alle spalle di esso si apre la porta che accompagna all’interno della sacrestia. Questa venne progettata da Tagliacozzi Canale ed è decorata da uno splendido pavimento maiolicato sul quale è poggiato un altare.
Oltre ad essere sede della vita sacra napoletana, la chiesa ha ospitato al suo interno alcune mostre, come l’appena conclusa esposizione della suggestiva riproduzione dell’esercito di guerrieri di terracotta rinvenuto in una necropoli in Cina.
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