“Carlo I d’Angiò abolì il mercato che si teneva alla Piazza di San Lorenzo, e lo stabilì ove lo è ancora il Muricino, cioè fuori le mura”.
Così comincia la storia di una delle piazze più antiche e conosciute di Napoli, Piazza Mercato: il nome deriva dal fatto che gli Angioini ne fecero un grande mercato cittadino.
Nel 1270, infatti, Carlo D’Angiò decise di spostare la sede mercatale della città da piazza San Lorenzo (cioè piazza San Gaetano) a una zona fuori le mura, appunto il Campo del Moricino. Il motivo era semplice: sottrarre l’area mercatale al centro storico partenopeo, ormai oberato dalla presenza degli edifici religiosi; ciò venne formalizzato con l’atto di donazione e restituzione al popolo, redatto nel 1302, che sanciva ufficialmente la restituzione di quest’area di 3 ettari ai napoletani. Vicino all’area portuale, il “Mercato di Sant’Eligio” (così venne chiamato), si teneva due volte la settimana e diventò uno snodo importante per i commerci con il resto dell’Italia e dell’Europa.
La sua storia è legata anche ad eventi storici importanti come la decapitazione di Corradino di Svevia, nel 1268, nipote di Federico II di Svevia, giustiziato dopo la sconfitta ad opera proprio di Carlo D’Angiò, e l’esecuzione, nel 1647, di Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, personaggio famosissimo ed emblema della rivolta napoletana nei confronti dei gabellieri.
Fonte: wikipedia
Proprio in questa piazza, anzi precisamente alle sue spalle, in via Giacomo Savarese e via Corradino da Svevia, sorge il complesso del Carminiello al Mercato, costituito da una chiesa e da un collegio.
La costruzione della struttura, dedicata a sant’Ignazio De Loyola, cominciò nel XVII secolo grazie ai gesuiti, che affidarono il progetto a padre Pietro Provvedi, che si era occupato anche della costruzione della chiesa del Gesù Nuovo.
Precisamente, la costruzione del collegio cominciò nel 1611, quella della chiesa che gli venne affiancata, invece, nel 1614. I gesuiti, però, vennero espulsi dal regno nel 1767, dopo il provvedimento adottato dal ministro borbonico Bernardo Tanucci; il complesso, quindi, fu ridenominato “del Carminiello” e venne trasformato in un centro di alfabetizzazione e di formazione per ragazze.
Oggi, la chiesa e il chiostro, purtroppo, versano in uno stato di incuria e abbandono e necessitano di importanti lavori di restauro; il resto del complesso, invece, ospita un istituto professionale, l’I.P.S.C.T. Isabella D’Este. Alcuni locali, infine, contengono il centro associativo di cultura islamica Zayd ibn Thabit e l’associazione A.N.G.L.A.D. (Associazione Nazionale Genitori Lotta alla Droga).
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