Il complesso di Sant’Antonio delle monache a Port’Alba si trova a Piazza Bellini, nel centro storico di Napoli.
Il convento, conosciuto anche con il nome di Sant’Antoniello, fu fondato nel 1564 per volontà di suor Paola del Cappellano, donna molto devota a Sant’Antonio da Padova, la quale decise di far costruire un nuovo monastero nel quale si potesse vivere secondo quella che era la regola di San Francesco. Successivamente, con l’acquisto di nuovi immobili, il monastero fu ingrandito ma la facciata originaria venne chiusa e, ancora oggi, si possono intravedere i resti del portale originale. Per tutto il XVII secolo continuarono acquisizioni e ampliamenti, tanto che fu acquistato anche il Palazzo Principe di Conca e il largo antistante. L’attuale prospetto risale proprio a quel periodo, in cui fu costruito anche il grande scalone a doppia rampa. Per quanto riguarda la chiesa, i lavori furono completati intorno al 1578 e venne consacrata l’anno successivo.
Durante il decennio francese, e precisamente nel 1808, il monastero fu soppresso, ma ad alcune monache fu permesso di rimanere in sede. Questo episodio causò l’interruzione di alcuni lavori di restauro e decorazioni del chiostro. Qualche anno dopo le proprietà immobiliari del monastero furono vendute.
Nel 1820, le monache che abitavano nel soppresso conservatorio di Santa Maria dei Sette Dolori passarono nel monastero di Sant’Antonio e portarono con sé una statua della Vergine. Questo fu il motivo per il quale avvenne la trasformazione in conservatorio, che prese il nome di “Santa Maria dei Sette Dolori in Sant’Antonio fuori Port’Alba”. Tra il 1877 e il 1880 il complesso divenne scuola ed educandato, un luogo dove le giovani ragazze potevano imparare un mestiere e apprendere una solida educazione religiosa. L’attività cessò nel 1925, anno in cui nell’istituto entrarono le prime Figlie di Maria Ausiliatrice, le quali vi rimasero fino al 1955.
Durante la guerra le suore furono costrette a ridurre il numero delle ragazze ospitate, a causa dei bombardamenti e delle precarie condizioni economiche. Nel 1960 avvenne la fusione del Convitto e delle Scuole Elena d’Aosta e Sant’Eligio, che diede vita all’“Istituto di Istruzione ed Assistenza Femminili”, che aveva come obiettivo quello di preparare le ragazze in attività extra religiose. Più tardi, nel 1986, parte del complesso fu affidato all’Università di Napoli per la Facoltà di Architettura ma, nel 1992, l’ASL dichiarò inagibili i locali, non ristrutturati dopo il terremoto del 1980.
Dal gennaio del 2009 il complesso, insieme al Palazzo Conca, è sede della BRAU, la Biblioteca di ricerca dell’area umanistica dell’Università di Napoli Federico II.
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