Per chi cerca un momento di pace e un rifugio dalla vita caotica della città, sicuramente il luogo migliore, nel centro storico, è Largo San Marcellino, un’oasi di silenzio e tranquillità, in prossimità del decumano inferiore.
Proprio qui, alla fine dell’omonimo vicolo, si trova la chiesa dei Santi Marcellino e Festo che, in realtà, fa parte di un più ampio complesso conventuale, frutto dell’unione di due monasteri femminili basiliani confinanti risalenti all’alto Medioevo: uno del VII secolo, dedicato ai Santi Marcellino e Pietro, l’altro dedicato al culto di Festo e Desiderio e fondato nell’VIII secolo per volontà di Stefano II, vescovo e duca di Napoli.
Il monastero dei Santi Marcellino e Pietro, nel IX secolo, fu oggetto di importanti interventi di ristrutturazione voluti dalla vedova del duca Antimo di Napoli mentre, nel 1565, il secondo monastero venne soppresso perché non rendeva economicamente, per cui le monache furono accorpate a quelle di San Marcellino e Pietro, il cui complesso assunse la nuova e definitiva intitolazione ai santi Marcellino e Festo.
La chiesa, ad oggi, è sconsacrata ed accessibile dal chiostro di Largo San Marcellino: viene utilizzata prevalentemente per eventi culturali. L’interno, a navata unica e con cappelle laterali, è meravigliosamente decorato con marmi policromi e inserti lignei.
L’intervento più importante messo in atto è stato sicuramente la ristrutturazione su progetto di Luigi Vanvitelli, avvenuta nel ‘700, completata dalle opere degli artisti napoletani più famosi del tempo: l’altare maggiore, per esempio, fu realizzato da Dionisio Lazzari e arricchito da statue di Lorenzo Vaccaro, rappresentanti proprio i santi ai quali è intitolata la chiesa.
All’architetto della Reggia, Luigi Vanvitelli, si deve soprattutto il famosissimo Oratorio della Scala Santa, situato nel cortile inferiore del complesso. La chiesa, realizzata precisamente nel 1772, è una delle ultime opere dell’artista, caratterizzata da meravigliose decorazioni interne e, soprattutto, dalla monumentale facciata, formata da due rampe di scale che partono dal cortile inferiore, costruito proprio come via d’accesso all’oratorio.
Nel 1809, sotto il regno di Gioacchino Murat, il monastero fu soppresso e, nel 1829, divenne educandato femminile assumendo la denominazione di “Secondo Educatorio Regina Isabella di Borbone“.
Nel 1907, poi, un’ala del complesso fu destinata ad ospitare alcuni locali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e, nel 1932, infine, in altri ambienti del monastero (come la sala del Capitolo e quella del Teatrino) venne istituito il Museo di Paleontologia di Napoli.
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