Il complesso di San Francesco delle Cappuccinelle sorge nel quartiere Avvocata ed è un convento monumentale di Napoli, eretto nel XVI secolo dalla vedova del Duca di Scarpato, Eleonora, il cui scopo era quello di ospitare le ragazze madri.
La donna era miracolosamente guarita da una grave malattia e, entusiasta della sua condizione di salute ristabilita, in seguito alla morte del marito, prese i voti. Da quel momento il suo nome mutò in Suor Diana di San Francesco. Il convento, infatti, fu affidato alle suore appartenenti all’ordine francescano, tant’è che prese lo strano soprannome di “suore poverelle, senza né scarpe e né camicie”.
Nel 1712 il complesso fu ristrutturato seguendo uno stile barocco e, qualche decennio più tardi, tra il 1756 e il 1760, furono operati ulteriori lavori ad opera dell’architetto Nicola Tagliacozzi Canale. In molti ambienti ci furono trasformazioni in stucco: anche il portale d’ingresso del convento e la facciata della chiesa furono modificati. La pianta è a croce latina ma, nel secondo dopoguerra, la struttura fu privata della cupola, in quanto pericolante.
Il convento è conosciuto anche come Istituto Filangieri, spesso confuso con l’asilo Filangieri che, in realtà, è il complesso di San Gregorio Armeno. Nel 1621 l’istituto fu riconosciuto da papa Gregorio XV e soggetto alla regola cappuccina. Gioacchino Murat, nel 1809, decise di sopprimere il monastero e convertirlo in riformatorio minorile, attribuendogli il nome del famoso giurista partenopeo Gaetano Filangieri. Durante il fascismo il nome fu modificato in “Istituto di osservazione minorile”. Nel dopoguerra, fino alla fine degli anni settanta, tornò ad essere un istituto di rieducazione, fino al 1985, anno in cui Eduardo De Filippo, all’epoca senatore a vita, chiese di modificare ulteriormente la denominazione in “Centro polifunzionale diurno”.
Nel 2000, l’Istituto Filangieri fu acquistato dall’Università navale, che voleva adibire la struttura ad uso accademico: i lavori, però, non furono mai avviati. Nel settembre 2015, dopo anni di chiusura, la struttura è stata riaperta grazie all’azione della rete di collettivi Scacco Matto e ribattezzato “Scugnizzo liberato”. Qui, oggi, è possibile svolgere attività gratuite come laboratori, cineforum e doposcuola.
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