Tutt’oggi inglobata nel borgo Avvocata, in alto e nascosta dal cuore della città, Pontecorvo è una delle zone che fa da corona al centro storico di Napoli.
Ricca di edifici religiosi perlopiù di origine conventuale, ospita il complesso monumentale di Gesù e Maria, costituito da un convento (oggi adibito ad ospedale) e da una chiesa.
Situato in una in una vasta area tra Via Cotugno e Via Gesù e Maria, l’edificio di culto venne costruito nel 1580 per volere del domenicano Silvio d’Atripalda, che ottenne un terreno da Ascanio Coppola. Già cinque anni dopo fu ampliato, grazie alle donazioni di nobili e prelati napoletani, tra cui Ferdinando Caracciolo Duca d’Airola, e il progetto fu affidato a Domenico Fontana, che lo rimaneggiò secondo lo stile barocco, in voga all’epoca, conferendo alla chiesa una facciata a due campanili, soluzione molto frequente a Roma, città dove l’architetto aveva lavorato poco tempo prima.
Il 1812 fu l’anno che segnò l’inizio del declino e dell‘abbandono della chiesa, in seguito all’espulsione dei domenicani e alla confisca dei beni ecclesiastici da parte del governo francese; in seguito, nel 1863, la chiesa venne affidata a una congregazione mentre il complesso fu trasformato in un ospedale. Nel 1979, la chiesa fu chiusa definitivamente, in seguito a vari saccheggi e allo stato di incuria, aggravatosi ulteriormente con il disastroso terremoto dell’anno successivo.
I numerosi furti, appunto, hanno spogliato la chiesa di opere di pregevole fattura e di grande importanza storica: la meravigliosa balaustra che delimitava il sagrato e la scalinata, la balaustra in marmi rossi e l’altare maggiore sono solo alcuni degli esempi della depredazione inveterata che ha subito il complesso.
Alcune tra le opere, però, sono state risparmiate, come l'”Adorazione dei Pastori” di Fabrizio Santafede, trasferita al Museo Nazionale di Capodimonte. Sono ancora presenti, sebbene necessitanti di un restauro, decorazioni di Giovanni Bernardino Azzolino, che dipinse, in particolare, gli affreschi della cappella di San Raimondo sul lato sinistro e della cappella con cupola del transetto destro. Inoltre, un recente restauro ha rimesso in luce l’antico pavimento maiolicato e gli arredi del XVIII secolo.
Nel complesso è presente anche un chiostro di epoca tardobarocca, voluto dai frati francescani, che qui trovarono ospitalità. Purtroppo, dopo la conversione in ospedale, furono abolite alcune sue particolarità che lo rendevano unico, come le meravigliose palme che si trovavano al suo interno.
La chiesa è stata eccezionalmente riaperta al pubblico durante il Maggio dei Monumenti del 2012 ma, attualmente, è ancora da definire una data per la sua riapertura, a causa del prolungamento dei lavori di ristrutturazione.
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