
Casa Malaparte – Capri
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MAMMA D’O CARMENE!
16 Luglio 2024Già ai tempi del Ducato di Napoli, intorno al X secolo, si parlava di “casali”. Questo termine identificava i minuscoli agglomerati di case coloniche all’interno dell’agro napoletano, che oggi sono quasi del tutto scomparsi.
Tuttavia, il territorio della provincia di Napoli era estremamente fertile e produceva frutta eccezionale, come ad esempio la mela annurca.
I 36 casali non erano abbastanza grandi per essere considerati città, ma ospitavano una popolazione stabile composta principalmente da contadini locali. Questi contadini scendevano in città con i loro carretti per vendere la frutta fresca e guadagnarsi da vivere.
In origine, i 36 casali erano i seguenti:
- Torre Annunziata
- Resina
- Portici
- San Sebastiano
- San Giorgio a Cremano
- Ponticelli
- Barra di Serino
- San Giovanni a Teduccio
- Fraola, Casalnuovo
- Casoria
- San Pietro a Patierno
- Frattamaggiore
- Arzano
- Grumo Nevano
- Casandrino
- Melito
- Marano
- Mongano
- Panecuocolo
- Secondigliano
- Chiaiano
- Calvizzano
- Polvica
- Piscinola
- Marianella
- Miano
- Antignano
- Vomero
- Torricchio
- Pianura
- S. Strato
- Ancarano
- Villa Posillipo
Tuttavia, va notato che Torre del Greco, in alcuni casi, viene considerato come il 37° casale. Alcuni nomi sono scomparsi dalla toponomastica moderna. Ad esempio, Fraola è diventata Afragola, Mongano è diventato Mugnano e Resina è recentemente tornata ad essere chiamata Ercolano. Per quanto riguarda Panecuocolo (o Panicocoli), la situazione è un po’ diversa. Il villaggio era famoso per i suoi forni del pane e fu rinominato da Gioacchino Murat in “Gioacchinopoli”, ma oggi è più conosciuto come Villaricca.
All’interno della città di Napoli, Torricchio è diventata l’attuale Materdei, mentre S. Strato era un borgo di Posillipo, sorto attorno alla chiesa che esiste ancora oggi. Polvica, da non confondere con il paesino omonimo in provincia di Nola, era un villaggio situato nei pressi di Chiaiano.
Tra i 36 casali della provincia di Napoli, solo uno ha mantenuto la dicitura “casale” nel suo nome: si tratta del comune di Casalnuovo.
Con l’arrivo di Alfonso d’Aragona, il 28 febbraio 1443, il Re istituì un censimento fiscale chiamato “numerazione dei focolai”.
Grazie a questo censimento, i casali, creati dagli angioini, furono esentati dal pagamento dei “42 carlini a fuoco” previsti dal censimento. Iniziarono a godere degli stessi privilegi, prerogative e immunità della città di Napoli.
Escludendo Torre del Greco, che non era considerata un casale ma un castello ben fortificato, i casali erano 36. Erano suddivisi in 4 zone: 8 sul lato mare, 10 nell’entroterra, 10 sulla montagna di Capodichino e 8 appartenenti al monte Posillipo.
I casali sul lato mare, lungo la costa destra sotto il Vesuvio, erano:
Torre Annunziata, Resina, Portici, San Sebastiano, San Giorgio a Cremano, Ponticelli, Varra di Serino, San Giovanni a Teduccio.
I casali nell’entroterra erano:
Fraola, Casalnuovo, Casoria, San Pietro a Patierno, Fratta Maggiore, Arzano, Casavatore, Grumo, Casandrino, Melito.
I casali sulla montagna di Capodichino, sul lato nord-est, erano:
Marano, Mongano, Panecuocuolo, Secondigliano, Chiaiano, Calvizzano, Polvica, Piscinola, Marianella.
I casali sulla montagna di Posillipo, sul lato ovest, erano:
Antignano, Arenella, Vomero, Torricchio, Pianura, S. Strato, Ancarano, Villa Posillipo
In sostanza, i casali erano di proprietà del cosiddetto “Regio Demanio” e godevano di esenzioni fiscali. Durante il periodo di dominazione spagnola, i Viceré iniziarono a vendere i casali demaniali per finanziare lo stato iberico. Questa vendita causò molte proteste, fino a quando Carlo V salì al trono nel 1536. Egli concesse il “JUS PRAELATIONIS” (diritto di prelazione), che permetteva ai casali di riscattarsi. Questa ordinanza ebbe un impatto negativo sulle finanze locali e molti casali non ebbero le risorse economiche per esercitare il riscatto. Altri furono costretti a rivendersi per liberarsi dai debiti contratti.
L’ordinanza di vendita dei casali demaniali continuò fino al 1637. In quell’anno, le proteste armate si intensificarono e si unirono alla storica rivolta di Masaniello, coinvolgendo prima alcuni casali e poi l’intero regno. Con l’abolizione del feudalesimo, i casali divennero comuni autonomi. Nonostante questo, mantennero un legame inalterato con la città di riferimento, con la quale condividevano consumi e obblighi giuridici e amministrativi. Si costituiva così l’istituzione territoriale nota come “Provincia”.