Come moltissimi edifici napoletani, la cattedrale metropolitana di Santa Maria dell’Assunta, meglio nota come Duomo di Napoli, è la testimonianza della stratificazione storica e culturale del popolo partenopeo.
Sita tra il decumano maggiore e quello superiore della città greco-romana, la zona in cui sorge il duomo ha visto, fin dall’antichità, un numeroso susseguirsi di vari edifici religiosi. Primo fra tutti fu un tempio dedicato ad Apollo, sulle cui rovine venne insediato l’episcopato, intorno al I secolo. Successivamente, verso il IV secolo, l’area sacra venne ampliata con la costruzione di diversi edifici di culto, come la Basilica di Santa Restituta, il Battistero di San Giovanni in Fonte e alcune cappelle, come quella di San Lorenzo, Sant’Andrea e Santo Stefano.
Verso la fine del V secolo, invece, venne edificata, per mano dell’arcivescovo Stefano I, la Basilica Stefania, di fronte alla quale fu posta una statua equestre che si diceva fosse stata scolpita da Virgilio, attraverso un incantesimo, e che avesse il potere di guarire i cavalli malati. La Stefania venne abbattuta in epoca angioina e se ne conserva solo il quadriportico all’interno del palazzo arcivescovile, mentre la statua equestre in bronzo venne fusa, dopo la costruzione del duomo, per farne una campana per la nuova basilica.
Il Duomo come lo vediamo oggi, è frutto di un progetto iniziato nel XIII secolo per volontà di Carlo d’ Angiò che previde l’assorbimento delle precedenti strutture paleocristiane, come il battistero e la basilica di Santa Restituta, in un’unica grande basilica. La cattedrale venne completata solo nel 1313, sotto il dominio di Roberto d’Angiò, e venne dedicata all’Assunta.
La basilica è stata danneggiata diverse volte, e altrettante ricostruita, tanto che molti sono gli elementi che non corrispondono al progetto originario. Ad esempio, la facciata angioina, il campanile e parte della navata, lesi da due violenti terremoti e successivamente restaurati, sono stati inevitabilmente modificati.
Per quanto riguarda la facciata, anch’essa è stata rimaneggiata diverse volte, ma la versione che possiamo apprezzare ai giorni d’oggi è di splendida fattura neogotica, realizzata per mano di Errico Alvino verso fine ‘800.
La piazza, con al centro lo splendido Duomo, pare voler abbracciare il visitatore grazie ad un porticato che la racchiude e che venne realizzato nel 1816, su progetto di Francesconi e Cangiano.
L’esterno della basilica accoglie il turista con tre portali gotici e tre cuspidi, ciascuno per ogni navata, che sono decorati grazie a splendide sculture e bassorilievi. Tra le statue più belle ci sono, sicuramente, i due leoni stilofori, realizzati da Tino Camaino, che si trovano a sorvegliare e sorreggere il portone centrale. Dei tre portali, quello di destra non viene mai aperto, se non per le cerimonie importanti, come per le festività dedicata al patrono della città, San Gennaro. I portali custodiscono e permettono l’accesso ad una chiesa singolare, ricca di contraddizioni, che la rendono davvero unica nel suo genere. Di stampo gotico,infatti, essendo stata rimaneggiata più volte nel tempo, assorbe diverse influenze di stili, come il neogotico, il rinascimentale ed il barocco.
Il duomo ha una pianta a croce latina, costituita da ben tre navate separate tra loro da una sequenza di otto pilastri per lato, che includono anche fusti di antiche colonne romane e su i quali sono posizionati i busti dei primi sedici vescovi della città. Il soffitto della navata centrale, che precedentemente era a capriate, venne distrutto in uno dei terremoti che scossero la città e, nel 1621, ricostruito e coperto da un cassettonato in legno.
Le pareti laterali della navata principale sono, invece, tutte affrescate e raffigurano Santi e patroni partenopei, nella parte inferiore, ed apostoli e dottori della chiesa, nella parte superiore, tutti realizzati da Luca Giordano. La navata porta gli occhi dell’osservatore direttamente sull’abside, il quale racchiude, in una volta di stampo rinascimentale, il coro e l’altare maggiore, ornati di innumerevoli decorazioni di stampo barocco con marmi policromi ed affreschi di Stefano Pozzi. Le navate laterali, invece, ospitano ben cinque cappelle ognuna e sono il simbolo della crescita pittorica e scultorea della città tra il XII e XIX secolo. Nella navata sinistra, tra le varie cappelle dedicate a diversi santi e personaggi napoletani, c’è l’ingresso per la basilica di Santa Restituta, l’edificio paleocristiano che venne inglobato, come anticipato, nella chiesa. Questa si apre, a sua volta, come un’aula a tre navate e ospita varie pitture di Luca Giordano e diverse sculture del trecento. Dalla chiesa paleocristiana, inoltre, si accede al battistero di San Giovanni in Fonte, la cui costruzione si deve, probabilmente, all’imperatore Costantino e che conserva, al suo interno, degli splendidi mosaici bizantini del V secolo. La navata di destra, la quale vede un susseguirsi di cinque cappelle, vari altari e monumenti funebri, custodisce, così come avviene nella navata sinistra, a livello della terza cappella, una zona a sè stante: la reale cappella del tesoro di San Gennaro. Questa, progettata da Francesco Grimaldi e con struttura a croce greca, è un esempio del barocco napoletano. Al suo interno ritroviamo numerosissimi dipinti di Ribera, Lanfranco e Domenichino e, inoltre, è qui conservato l’antico busto reliquario di San Gennaro. Dietro l’altare della cappella c’è un passaggio che porta alla sacrestia e alla cappella della Conciliazione, alla quale si può accedere tramite i percorsi del museo di San Gennaro.
Un’ultima cappella degna di nota è, sicuramente, quella del Succorpo, la quale si trova in un piano inferiore della chiesa, esattamente sotto l’abside, ed alla quale si accede grazie ad una doppia scalinata. Probabilmente attribuita al Bramante, di epoca rinascimentale, la struttura è formata da tre navate divise da una serie di colonne e, al suo centro, vede la scultura raffigurante il cardinale Oliviero Carafa.
Inoltre, nella basilica sono presenti dei sotterranei che portano ad un muro, risalente al tempio di Apollo dell’epoca greco-romana, realizzato in opus reticolatum. Oltre a questi, numerosissimi sono gli scavi archeologici sottostanti: ad esempio, è stato ritrovato addirittura un acquedotto di età romana, ma anche una zona che doveva appartenere all’archivio diocesiano del IV secolo e molto altro.
Questa chiesa, simbolo di Napoli e detentrice delle reliquie di San Gennaro, ogni anno, il 19 Settembre, ovvero per la festa dedicata al patrono dei partenopei, attira migliaia di fedeli per l’avvenimento sacro più atteso dell’anno. Per questa celebrazione, orde di credenti si accalcano per ammirare quello che è il miracolo di San Gennaro: il prodigio dello scioglimento del sangue, custodito all’interno di un’ampolla.
Tra l’altro si dice che, ove mai il miracolo non si compisse, numerose disgrazie si abbatterebbero sul popolo partenopeo, ed è anche per questo che è una delle feste più amate e seguite.
Insomma, che sia per vedere una delle più importanti e studiate reliquie del mondo o una delle testimonianze architettoniche della convivenza tra stili, culture e popoli, il Duomo di Napoli è sicuramente una tappa da non perdere.
Dove: Via Duomo, 149 Orari: Da lunedì a sabato: 8.30 – 12.30/16.30 – 19, domenica: 8.00 – 13.30/ 17.00 – 19.30
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