Come abbiamo visto, sono tantissime le chiese presenti a Napoli che, non a caso, viene definita la “città delle cinquecento cupole“. Alcune sono molto importanti ed altre minori, ma hanno, in ogni caso, il loro valore e la loro storia.
La chiesa San Giovanni Evangelista, nota anche come la chiesa di Porta San Gennaro, per esempio, è una chiesa storica della città, sita nel cuore del centro storico ed annessa alla celebre Porta San Gennaro.
È poco conosciuta, un po’ lasciata andare, ma dal grande fascino. La facciata barocca è molto bella e, internamente, è caratterizzata da un soffitto ligneo. Tante sono le opere d’arte ed i quadri presenti nell’edificio.
Per quanto riguarda la celebre Porta San Gennaro, invece, si tratta della più antica porta di Napoli, tant’è che è menzionata in documenti risalenti al 928. Si chiama così perché, esattamente dal punto in cui sorge, parte la strada che porta alla catacombe del santo patrono di Napoli. In età ducale, la porta fu ricostruita tra Caponapoli e il vallone di Foria, a pochissima distanza da quella originaria. Nel 1537 fu, poi, spostata nuovamente per volere di Don Pedro di Toledo e furono eliminate le due torri che la fiancheggiavano. Dopo la peste del 1656, quando la popolazione fu dimezzata, vi fu aggiunta un’edicola affrescata da Mattia Preti, con diversi motivi sacri, che ancora oggi si conserva in buono stato, anche grazie al recente restauro.
Tra le altre cose, nel vallone della Sanità, c’era un cimitero per le vittime delle epidemie che colpirono Napoli. Fu per questo motivo che sulla porta, che fungeva anche da confine con i lazzaretti, fu affrescata la figura di San Gennaro, protettore dei deboli. Nell’affresco, inoltre, si notano anche Santa Rosalia e San Francesco Saverio. Nel 1659 fu aggiunto il busto monumentale di San Gaetano, realizzato da Bartolomeo Mori, su richiesta dei padri teatini, collocato all’interno della porta per il voto fatto durante la peste. Anche il quadro della Vergine, posto sotto la porta, fu ideato per un ex voto del 1887 con il quale la città scampò al colera.
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