Napoli è una delle città italiane che conta il maggior numero di chiese, ovviamente escludendo Roma.
Sul suo territorio, infatti, possiamo contare circa 500 edifici sacri differenti. Ognuno di essi racconta una storia diversa ed è l’espressione del legame della città con la sacralità. Il capoluogo campano, la cui storia affonda le sue radici già nell’epoca greco-romana, è disseminato da edifici sacri che sono la testimonianza tangibile di tutti gli avvenimenti che si sono succeduti nei vari secoli. Infatti, moltissime chiese sono sorte a catena, nel tempo, grazie a lavori di demolizione e ricostruzione. Fortunatamente, inoltre, molti edifici sono stati costruiti inglobando le strutture preesistenti, spesso appartenenti proprio alla città greco-romana o paleocristiana.
Un chiaro esempio di questa stratificazione lo ritroviamo in edifici sacri come il Duomo, che ingloba al suo interno l’antica chiesa paleocristiana di Santa Restituta, oppure nella basilica di San Paolo Maggiore che ospita, al suo interno, ben tre edifici differenti, quali la chiesa della Sciabica, i resti dell’antico tempio dei Dioscuri ed il santuario di San Gaetano Thiene. Sono, in ogni caso, numerosissimi gli edifici sacri che si trovano nell’attuale centro storico della metropoli, un tempo città greco-romana.
Un’altra caratteristica affascinante delle chiese napoletane è che, oltre a rappresentare lo stretto legame dei partenopei con la sacralità, molto spesso sono anche la testimonianza del rapporto dei napoletani con il regno dell’aldilà e del culto dei morti. Le chiese esprimono questa correlazione perché, molto spesso, custodiscono, come fossero vere e proprie porte per il mondo ultraterreno, i labirintici cunicoli sotterranei che costituiscono le varie catacombe di Napoli. In quasi tutte le chiese della città ci sono numerosi ossari e luoghi di sepoltura dedicati ad illustri personaggi napoletani, ma la caratteristica più interessante sono sicuramente i sotterranei delle chiese, che aprono il passaggio a cimiteri sepolti, come avviene in basiliche quali Santa Maria della Sanità, con le catacombe di San gaudioso ubicate esattamente al di sotto dell’altare maggiore, o al fianco della piccola San Pietro napoletana, meglio nota come Basilica del buon Consiglio, dove si trova l’ingresso delle catacombe di San Gennaro.
Oltre al rapporto tra sacro e profano e alla storia stessa della città, molte chiese traducono lo spirito degli uomini dell’epoca, spesso menti brillanti ed eclettiche che popolavano le strade del capoluogo partenopeo. Palese realizzazione del pensiero di un uomo straordinario è sicuramente Cappella Sansevero, realizzata per volontà dell’illuminato principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, che fece erigere questo edificio in stile barocco per esprimere, attraverso una miriade di simboli nascosti, tutta l’eccentricità del suo pensiero illuminista. Oltre a questa cappella, moltissime altre chiese traducono il pensiero di committenti illustri o, addirittura, simboleggiano quello della collettività dell’epoca.
Nel capoluogo partenopeo moltissimi sono gli edifici sacri, come detto, ed altrettanti sono gli stili artistici ed architettonici rappresentati. Le prime chiese “moderne”, e quindi non appartenenti alla città greco-romana o paleocristiana, sorgono in epoca angioina, tutte tassativamente in stile gotico medievale di matrice italiana, come possiamo chiaramente verificare nella chiesa di Santa Chiara, in Sant’Eligio Maggiore e tante altre.
Successivamente, in epoca rinascimentale, è esploso il barocco napoletano, che meglio incarna l’esuberanza e la vitalità del popolo partenopeo, e grazie al quale gli artisti potevano portare sulle forme architettoniche le sagome ed i colori della macchia mediterranea. Questo stile raggiunge la sua massima espressione in chiese come Santa Maria Delle Anime del Purgatorio ad Arco e la chiesa del Gesù Nuovo.
Se il gotico e, successivamente, il barocco, furono delle reinterpretazioni di correnti maggiori, provenienti dal resto dell’Europa, il neoclassicismo, sviluppatosi in seguito alla scoperta degli scavi di Pompei ed Ercolano, fu una corrente artistica che prese piede proprio a Napoli, intorno al XVIII secolo. Questa nuova corrente artistica tutta partenopea respinse lo stile Roccocò che imperversava nelle città europee, dipingendolo come frivolo, e lo contrastò con le sue linee continue e le forme geometriche semplici e pulite che lo caratterizzavano. Questo stile ha trasformato molti edifici e facciate della città e, per quanto riguarda gli edifici sacri, lo rivediamo vivido e pulito nella chiesa di San Francesco di Paola che domina, in tutto il suo splendore, Piazza del Plebiscito.
Tutte queste chiese fanno parte dell’ordinario tour di visita nelle strutture religiose napoletane, al quale però, purtroppo, sfuggono delle perle nascoste che meritano una visita. Una tra queste è sicuramente la chiesa del Pio Monte della Misericordia, sita su via dei tribunali, inglobata nel palazzo omonimo che ospita una splendida quadreria. La chiesa, a pianta ottagonale, con la sua cupola e le sue splendide sei cappelle laterali, custodisce, tra l’altro, un magnifico quadro di Caravaggio, che rappresenta le sette virtù del buon samaritano.
Un’altra chiesa sconosciuta agli itinerari turistici, sita sempre nel centro storico, e precisamente in Piazza Santa Maria la Nova, è l’omonima chiesa la quale, costruita in stile rinascimentale, è sede di una delle più peculiari credenze di Napoli perché, a causa di varie simbologie presenti nei bassorilievi interni, si pensa che custodisca, tra le sue tombe, quella che conserva la salma del celebre vampiro Dracula.
Insomma, le chiese di Napoli traducono la storia della città e racchiudono leggende e storie degne di nota. Visitarle tutte è praticamente impossibile, senza un po’ di impegno e tanto tempo a disposizione, data la loro numerosità, senza contare che molte chiese non sono nemmeno aperte al pubblico o sono visitabili solo durante manifestazioni culturali, come il Maggio dei Monumenti.
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