Comprende alcune delle strutture più importanti del rinascimento napoletano e si trova nel centro storico di Napoli, non lontano dal decumano superiore.
Di quale sito culturale si tratta? Ovviamente, del Complesso degli Incurabili che, originariamente, comprendeva la chiesa di Santa Maria del Popolo, l’oratorio della compagnia dei Bianchi della Giustizia e il famosissimo ospedale di Santa Maria del Popolo agli Incurabili.
Col tempo, ha inglobato anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli e l’omonimo chiostro, il complesso di Santa Maria della Consolazione, la chiesa di Santa Maria di Gerusalemme e il chiostro delle Trentatré.
L’ospedale degli Incurabili è uno dei più antichi della città e la sua costruzione fu promossa, nel 1521, da Maria Lorenza Longo, come ex voto dopo essere guarita da una lunga malattia che l’aveva paralizzata.
Dell’ospedale fa parte anche la settecentesca Farmacia Storica, riaperta da poco, grazie all’opera di alcune associazioni. Capolavoro assoluto, è quasi del tutto intatta ed è composta da due sale con l’originaria scaffalatura completamente in legno, sulla quale sono presenti circa 400 preziosi vasi in maiolica dell’epoca, realizzati da Donato Massa.
All’ospedale degli Incurabili operò anche Santa Giovanna Antida Thouret, insieme alle sue Figlie della Carità. Recentemente, nel 2010, all’interno della struttura è stato istituito un Museo delle Arti sanitarie che espone documenti di archivio, arredi, argenteria, sculture, strumenti sanitari, risalenti all’antico ospedale, e locali come la farmacia, la chiesa di Santa Maria del Popolo con la cappella Montalto e l’orto dei medici.
Nel cortile troviamo, inoltre, il cosiddetto “pozzo dei pazzi”, ossia il pozzo dove venivano calate le persone in stato di agitazione per farle calmare.
La chiesa di Santa Maria del Popolo ha un interno ad aula unico con cappelle laterali, il tutto decorato con stucchi barocchi. Gli affreschi della chiesa furono portati a termine tra il XVI ed il XVIII secolo; le principali opere pittoriche sono di Agostino Beltrano, Giuliano Bugiardini, Marco Cardisco, Francesco De Mura, Marco Pino, Giovanni Battista Rossi e Carlo Sellitto. Nella Cappella Montalto è posta un’opera di Girolamo D’Auria. Nella sagrestia ci sono dei notevoli pezzi di arredo risalenti al 1603 e la volta fu affrescata ancora dal medesimo Giovanni Battista Rossi.
La Chiesa di Santa Maria dei Bianchi della Giustizia, di cui abbiamo parlato in un altro articolo, fu fondata, appunto, dalla Congregazione dei Bianchi della Giustizia, che si occupava dell’assistenza ai condannati a morte. Nel 1583, però, poichè la fama della Congregazione aveva superato i confini del regno, il re spagnolo Filippo II ne ordinò lo scioglimento, a causa dell’aura di segretezza e mistero in cui i Bianchi operavano.
L’elemento architettonico di spicco è la settecentesca scala a tenaglia che, dal cortile degli Incurabili, sale all’ingresso secondario della chiesa e che oggi versa in stato di degrado.
La chiesa della Monaca di Legno e quella della Riforma sono due piccole strutture storico-religiose inglobate nel Complesso degli Incurabili che facevano dapprima parte di due monasteri distinti. Il nome della prima chiesa deriva da una leggenda secondo la quale una monaca, nel tentativo di fuggire dal monastero, si trasformò in una statua di legno. L’altra chiesina, invece, è chiamata così perchè la fondatrice del complesso, Maria Longo, conduceva qui le prostitute, cercando di condurle sulla retta via. Nel decennio francese queste furono trasferite nella chiesa delle Trentatré e la cappella fu concessa prima alla Congrega di Santa Maria Regina Paradisi, poi a quella dei Cucchi.
I due monasteri, espulse le suore, nel 1813 passarono a far parte dell’ospedale.
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