L’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia è una delle più antiche e misteriose della città di Napoli.
La Compagnia napoletana, per secoli, si è occupata di assistere i condannati a morte, ma anche di prendersi cura dei familiari e di far rispettate le ultime volontà del giustiziato. I Bianchi, inoltre, si legarono indissolubilmente all’Ospedale degli Incurabili, fondato nel 1519 da Maria Longo, contribuendo fattivamente alla sua crescita e al suo sviluppo e prodigandosi nella raccolta delle elemosine e nelle opere di carità verso i poveri.
Tra i quattromila giustiziati, in quattro secoli di storia napoletana, si leggono nomi di artigiani, commercianti, nobili, speziali, medici, studenti, soldati, questi ultimi scelti con l’atroce sistema della cosiddetta “decima”.
Uomini e donne che venivano condannati, a volte, anche per reati, cosiddetti, “imprecisati”. Se, nei primi secoli, l’estrazione dei condannati era abbastanza variegata, tra la fine del Settecento e l’Ottocento, invece, tra i giustiziati, si registrarono soprattutto intellettuali e membri dell’esercito; tra le vittime illustri ci furono, poi, numerosi i patrioti napoletani, tra cui il lucano Mario Pagano e il medico e scienziato napoletano Domenico Cirillo, professore agli Incurabili e intellettuale massone, come la gran parte degli eroi del 1799.
La cappella, intitolata a Santa Maria Succurrere Miseris (famosa soprattutto per essere stata descritta da Salvatore di Giacomo nelle sue novelle) e voluta dalla confraternita, si trova proprio all’interno del cortile dell’Ospedale degli Incurabili, in via Maria Longo: inaugurata nel 1525 e chiusa nel 1862, da poco è stata riaperta al pubblico, assieme agli altri ambienti storici dell’Arciconfraternita, grazie alla collaborazione tra la Diocesi di Napoli, l’Arciconfraternita dei Bianchi della Giustizia e l’associazione “Il Faro d’Ippocrate”, che cura il Museo delle Arti Sanitarie e l’altro capolavoro che è la Farmacia storica degli Incurabili.
La congrega, che già nel XVI secolo si era trasferita, venne sciolta nel 1583 da re Filippo II, ma la chiesa, rimasta nel complesso, venne modificata e restaurata nuovamente nel 1673 in stile barocco, grazie al progetto dell’architetto Dionisio Lazzari.
L’ingresso, situato alla sinistra dell’accesso nord del complesso, presenta una scenografica scala a tenaglia che conduce al portale, incorniciato da decorazioni in stucco.
La cappella conserva ancora oggi bellissimi capolavori, tra cui la volta affrescata da Giovan Battista Beinaschi, la famosa scultura, detta “La Scandalosa”, gli affreschi di Paolo De Matteis raffiguranti membri della confraternita nella sagrestia, la “Madonna con bambino” di Giovanni da Nola, le sculture di Lorenzo Vaccaro, le pitture di Camillo Spallucci e tante opere d’arte della famosissima scuola napoletana.
Fonte: acasanoncisto.it
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