La storia della Casa del Volto Santo è legata a Flora Romano.
Coniugata De Santis, la donna, nata nel 1899, fu una credente dai principi cattolici profondamente sviluppati ed esternamente manifestati in tutti gli ambiti della sua vita.
Abbonata al periodico “Crociata Missionaria“, esprimeva la sua fede pregando l’immagine del Volto di Gesù allegata, opera dell’artista Rina Maluta, teneramente incorniciata dalla devota.
Si narra che, un giorno, il 10 febbraio 1932, mentre, come sua abitudine, era intenta alla preghiera dinanzi all’effigie, quest’ultima si illuminò, modificandosi e rivolgendosi alla donna, per affidarle il compito di diffondere l’amore che quest’ultima nutriva nei suoi confronti.
La rettitudine e l’inclinazione alla spiritualità della cristiana, ulteriormente accresciuti una volta appreso l’incarico, la resero il soggetto giusto per tale compito, portato avanti così egregiamente, da meritarsi il titolo di Madre Flora, per gli altri credenti, che videro, in questa donna così in odor di ultraterreno, così vicina ai bisognosi e così accorata da risultare profetica, un punto di riferimento per la loro fede, un’apostola.
Aiutata dal marito, la Serva di Dio decise di trasformare le stanze della sua abitazione locata ai Ponti Rossi, in quel di Capodimonte, nella Casa del Volto Santo, dove i credenti e le associazioni a sostegno che si stavano creando potessero andare a pregare quel miracoloso ritratto ed incontrare Madre Flora in una stanza che aveva tenuto per sé proprio per questo fine.
Divenuta vedova, decise di dedicare quelle camere del proprio immobile ad una nuova destinazione, rendendole un orfanotrofio per aiutare chi ne avesse bisogno e, risultando la richiesta notevole, ne aprì un altro a Brusciano, mai accantonando la sua missione per la diffusione del Volto del Signore Gesù.
Nel 1869 arrivò un decreto ufficiale voluto dal Cardinale Alfonso Castaldo che ufficializzava la celebrazione della Santa Messa quotidiana nella Cappella di Capodimonte.
Di lì a poco la Madre terminò i suoi giorni terreni e, coerentemente col suo percorso di fede, destinò i suoi averi alla Chiesa di Napoli e alle Piccole Ancelle di Cristo Re, una tra le associazioni create per perseguire gli scopi della De Santis e che continuò a farlo, edificandole anche un Santuario che, vittima del terremoto del 1980, fu ricostruito prima sotto forma di prefabbricato e, poi, il 10 febbraio del 1996, per ricordare la giornata così cara all’effige e alla donna, nella sua forma odierna, risultando uno dei più moderni.
La modernità è data dall’essenzialità della struttura, volta a concentrare l’attenzione sulla venerazione, e sulla venerazione soltanto, del Volto Santo, locato in fondo all’Altare Maggiore, in un ambiente che predilige la semplicità, così come faceva Madre Flora.
Elemento caratterizzante del Santuario sono le due pareti totalmente composte da lucernari, volti ad inglobare la natura, che crea, nell’immobile, un meraviglioso paesaggio ai Ponti Rossi.
Nella Cappellina del tempio è conservata la tomba della Romano, proprio nel posto in cui, un tempo, vi era la stanza nella quale accoglieva i fedeli dove, oggi, è tradizione lasciarle, alle pareti, biglietti di richieste, preghiere, amore; parole che, durante la vita dell’apostola, le avrebbero rivolto di persona.
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