“C’era una grotta profonda e immensa di vasta apertura, rocciosa, difesa da un nero lago e dalle tenebre dei boschi sopra la quale nessun volatile poteva dirigere il cammino con le ali impunemente; un puzzo così intenso si diffondeva alle volte superiori sprigionandosi dalla oscura bocca.”
Vir. Aen. VI, 238 ss.
Queste sono le parole con le quali Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide, descrisse la visione del Lago d’Averno e della bocca dell’inferno, collocata a pochi passi da esso. Come si può intuire dalla descrizione del poeta, quello che per noi è uno dei paesaggi più belli dei Campi Flegrei, per gli antichi romani era un luogo mistico ed oscuro.
Il nome "Averno" ("Avernus") deriva dal greco ‘’άορνος’’ ovvero ‘’senza uccelli’’: questo perché, come si può evincere anche dal testo sopracitato, i volatili non potevano soggiornarvi senza andare incontro alla morte, causata, probabilmente, dai gas che il lago emanava. Quest’aura di mistero ed oscurità, conferita anche dalle acque quiete e scure del luogo, non sbiadì nel tempo, tanto che anche Dante Alighieri decise di collocare l’ingresso degli inferi proprio nel Lago d’Averno: il luogo in cui Proserpina venne trascinata da Plutone, dove, poi, divenne regina dell’Ade.
In epoca Romana, data la sua posizione ottimale, il lago venne utilizzato come porto militare: infatti, sotto il dominio di Ottaviano, venne scavato un canale tra il lago di Lucrino e quello d’Averno, per far diventare quest’ultimo il Portus Julius. Inoltre, nei pressi del lago, c’è un altro cunicolo, erroneamente considerato la grotta della sibilla Cumana (da non confondersi con l’antro, che si trova nella vicinissima Cuma), il quale unisce lo specchio d’acqua al mare: all’interno di questa grotta, infatti, a causa delle infiltrazioni d’acqua, si è venuto a creare un vero e proprio fiumiciattolo sotterraneo, che un tempo veniva associato allo Stige Infernale ed ai luoghi dell’Acheronte (i due fiumi infernali di cui il secondo, letteralmente "fiume del dolore", scorrerebbe nel mondo sotterraneo dell'oltretomba, facendo in modo che Caronte possa traghettarvi le anime dei morti, diretto verso l'Ade).
L’Averno è uno dei cinque laghi dei Campi Flegrei, secondo solo a quello di Fusaro per estensione. Questo si è formato all’interno di uno dei tanti crateri di cui questa zona della Campania è disseminata, spentosi circa 4000 anni fa. Il sito ora è stato dichiarato Oasi Naturalistica e, al contrario della sua precedente fama, ospita comunità stanziali di uccelli acquatici, quali i germani reali, svassi maggiori, folanghe ed altri anatidi. Oltre agli uccelli, numerosi sono i pesci, le rane ed i serpenti che ne popolano le rive.
Attorno ad esso, è possibile passeggiare per boschi e vigneti a pendenza dolce. Lungo la sponda orientale del lago si può ammirare il Tempio di Apollo, uno splendido complesso termale di epoca romana di cui purtroppo, oggi, si conservano solo i resti di una grande aula voltata, la quale, probabilmente, ospitava una piscina termale che sfruttava le fumarole del lago.
È consigliatissimo recarsi al belvedere soprastante, in via Domitiana, dal quale si possono ammirare il lago, il lembo di terra che lo separa dal mare e l’isola di Capri stagliata sull’orizzonte.
Nel centro di Pozzuoli, situato a 15 minuti dal lago, è imperdibile anche il Tempio di Serapide (Macellum), così chiamato, inizialmente (ed erroneamente) per il ritrovamento, al suo interno, di una statua del dio egizio Serapis; il sito rappresenta una chiara testimonianza del fenomeno del bradisismo che interessa la zona.
Negli ultimi secoli, il Lago d'Averno è stato oggetto di studio per l'effetto ottico, definito "Fata Morgana", che si presentava sul suo specchio d'acqua.
Si tratta, in sostanza, di una sorta di miraggio, creato da una serie di riflessi e rifrazioni della luce, che distorcono e rendono irriconoscibili e insoliti gli oggetti presenti all'orizzonte (barche, isole, lembi di terra). Questo ha alimentato leggende e dicerie, in antichità, che volevano che la fata Morgana (della mitologia celtica) inducesse i marinai a credere di essere nei pressi di castelli "volanti" e altre strutture immaginarie, apparse sotto forma di visioni, per attirarli e condurli a morte certa.
Raggiungere il lago è semplicissimo.
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