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La maschera più emblematica di Napoli è certamente Pulcinella, tra i simboli più riconosciuti della città. Pulcinella, come accennato in precedenza, è anche uno dei personaggi più importanti della Commedia dell’Arte, insieme ad Arlecchino, tra i più famosi al mondo. Il suo caratteristico abito è bianco, con una camicia e pantaloni ampi, e una mezza maschera scura che mette in risalto il suo naso ricurvo, conferendo al personaggio un aspetto grottesco distintivo.Pulcinella rappresenta molteplici sfaccettature, spesso contrastanti, della cultura partenopea, come l’esuberanza e la vitalità, la propensione agli istinti e ai piaceri carnali, la gestualità accattivante e teatrale, ma anche l’ironia e la generosità, la furberia e il disincanto malinconico.
Le sue origini inizialmente venivano attribuite al teatro classico, e il nome Pulcinella, derivato dal termine partenopeo “Pulleceniello” che significa piccolo pulcino, risultava spesso associato al termine osco “Cicirrus”, che significa gallo. Tuttavia, l’invenzione del personaggio viene attribuita al celebre attore Silvio Fiorillo nei primi anni del XVII secolo, quando Pulcinella fece le sue prime apparizioni artistiche. Da quel momento, e fino ai giorni nostri, Pulcinella è stato rappresentato, studiato e reinterpretato da artisti, letterati, costumisti e attori di tutto il mondo, arrivando persino nelle interpretazioni dei grandi Eduardo de Filippo e Lello Esposito, entrambi figli illustri di Napoli.
Pulcinella è associato a molti proverbi e detti saggi tipicamente napoletani, come il famoso “Segreto di Pulcinella”, che si riferisce a una verità conosciuta da tutti, ma che viene tenuta nascosta. In realtà, lo spirito di Pulcinella si può rintracciare in tutti i grandi esempi di napoletanità, come nelle rappresentazioni affascinanti di Troisi o nelle ballate malinconiche dei primi brani di Pino Daniele, per fare qualche esempio. Si tratta di una maschera in costante evoluzione, che da secoli incarna e rappresenta gli umori e lo spirito del popolo partenopeo.

La maschera di Tartaglia è una delle più interessanti e singolari maschere del Carnevale napoletano. Secondo lo storico Riccoboni, la maschera fu introdotta nella metà del XVII secolo e fu fatta conoscere dal comico Cioppo. Ciò che rende particolare Tartaglia è la sua origine come caricatura dei servitori che preferivano utilizzare la loro truccatura piuttosto che una maschera. Questo fatto rende la figura di Tartaglia un po’ più realistica e ancorata alla quotidianità.
All’inizio, il personaggio di Tartaglia presentava alcuni tratti peculiari come la calvizie, il cappello grigio, il volto rasato, gli occhiali azzurri, i calzoni verdi a righe gialle e i calzari di cuoio giallo. Ma ciò che soprattutto caratterizzava Tartaglia era la sua balbuzie, che gli procurò il suo nome, un sinonimo di balbettio.
Fu l’attore Fiorelli, intorno al 1750, a portare Tartaglia all’apice del successo, proponendone alcune modifiche. Il Tartaglia riformato indossava calzoni corti, un berretto ed alamari argentei. E, soprattutto, non era più solo un semplice servitore, ma recitava spesso il ruolo di poliziotto, avvocato, dottore o giudice. Sempre ambivalente, le sue azioni spaziavano dal contribuire al benessere degli innocenti alla truffa degli altri. In questo senso, Tartaglia viene visto come una specie di Robin Hood.
La storia di Scaramuccia, un personaggio intriso di comicità e teatralità, ha radici profonde nella cultura partenopea. Questa maschera, portata al successo dall’attore Tiberio Fiorilli nel XVII secolo, rappresentava un uomo sempre coinvolto in litigi e conflitti, le cosiddette “scaramucce”. La sua figura trae ispirazione dalle tradizioni teatrali antiche, come il personaggio del Miles gloriosus di Plauto, un soldato fanfarone che si vantava di grandi imprese ma che nella realtà era sempre destinato alla sconfitta.Scaramuccia, con il suo carattere vanaglorioso e bugiardo, si presentava come un eroe dalle gesta imponenti, ma la realtà lo vedeva costantemente fallire nelle sue imprese. Questo tipo di personaggio teatrale ebbe un enorme successo anche oltre i confini italiani, tanto da essere adottato dal teatro francese con il nome di Scaramouche e interpretato magistralmente dal celebre Molière.Il costume originale di Scaramuccia prevedeva un abito completamente nero, arricchito da un grande cappello e una spada.
Tuttavia, Fiorilli apportò modifiche al personaggio, aumentando l’elemento caricaturale attraverso l’introduzione di un berretto e una chitarra. Quest’ultima aggiunta sottolineava ancora di più la predilezione di Scaramuccia per “cantar balle”, cioè raccontare storie fantasiose e spesso infondate.La maschera di Scaramuccia incantò il pubblico con la sua vivacità e il suo spirito grottesco, diventando uno dei personaggi più amati e riconoscibili della tradizione teatrale napoletana.
Nonostante il passare dei secoli, la sua memoria ha resistito, e il suo nome è ancora associato al gusto per il teatro e alla vivacità tipica della cultura partenopea.
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