Chi l'avrebbe mai detto che, a poche decine di chilometri da Napoli, ci fosse l'ingresso per un mondo sotterraneo sconosciuto ai più?
Secondo la leggenda, il Monte Epomeo, la montagna più alta dell'isola di Ischia, sarebbe uno dei punti di accesso, insieme al Polo Nord, al Polo Sud, alle piramidi di Giza e al deserto del Gobi in Mongolia, al regno leggendario di Agharti, che si troverebbe al centro della Terra, descritto nelle opere dello scrittore Willis George Emerson.
Lo scrittore statunitense, nel 1908, scrisse il "Dio Fumoso", biografia di un marinaio norvegese che sosteneva di aver viaggiato al centro della Terra, facendo sue antiche credenze e suggestioni del buddismo tibetano, degli antichi Egizi e dei nativi americani che, sul finire del XIX secolo, avevano trovato grande credito in Occidente. Tutte convergevano in un unico punto,ossia la teoria secondo la quale il centro della Terra sarebbe abitato da una popolazione estremamente evoluta, gli Agharti, con la loro capitale Shamballa. L'esistenza di Agharti è indissolubilmente legata alla convinzione, sostenuta ancora da molti, che la Terra sia vuota al centro, giustificata (erroneamente) con il fatto che, altrimenti, la sua massa sarebbe tale da attrarre a sé tutti i pianeti del sistema solare.
Il regno sotterraneo sarebbe fatto di lunghissime gallerie situate sotto l'Asia, in Tibet e in Mongolia, nel deserto del Gobi, estese per tutto il mondo attraverso varie entrate, tutte nascoste, di cui una sarebbe proprio al di sotto del monte Epomeo. Nella fattispecie, questo fornirebbe energia al sottosuolo canalizzando la corrente cosmica di natura magnetica chiamata Vril, a sua volta distribuita a tutto il regno tramite una colonna di granito, chiamata Zed.
A prescindere da queste leggende fantastiche, il monte Epomeo, con i suoi 789 metri, è la montagna più alta di Ischia. A differenza della credenza comune non è un vulcano, ma un blocco di tufo verde, ed è nato da un'eruzione di tipo esplosivo, circa 55.000 mila anni fa; per questo motivo viene indicato con il nome di "horst vulcano-tettonico". Il termine tedesco horst, infatti, indica un pilastro tettonico, ovvero una porzione di crosta terrestre relativamente rialzata a causa di un sistema di faglie.
La cima del monte è facilmente raggiungibile, con un'ora di cammino, partendo da piazza Fontana; il panorama che si osserva una volta raggiunta è fenomenale: le isole di Capri e Ponza, Napoli, il Vesuvio e la penisola sorrentina. In passato, probabilmente, questo percorso ha ricordato a molti anche un simbolico cammino di elevazione spirituale, considerando il numero di edifici religiosi che vi nacquero.
Il primo fu ad opera della nobile Beatrice Quadra, vedova d'Avalos, che vi fondò un ritiro per monache, anche se in seguito si spostò nel Castello Aragonese; altri, tra cui gli anacoreti frà Giorgio Bavaro, o nel 1753 frà Giuseppe D’Argout, ex Governatore del Castello d’Ischia, si stabilirono sulla vetta in eremitaggio nell'eremo dedicato, già dal '400, a San Nicola da Bari.
Di tutto ciò è rimasto poco e niente, solo una piccola chiesa come testimonianza.
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