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12 Settembre 2023Il luogo è legato soprattutto alla leggenda della sirena Parthenope, dea generatrice di Napoli: secondo la tradizione, ancora prima della fondazione di Neapolis, il corpo della sirena, lasciatasi morire dopo il rifiuto di Ulisse, fu trasportato qui dalle correnti e vi restò sepolto.
di Silvia Semonella
Il Castel dell’Ovo sorge sul famosissimo isolotto di Megaride, un tempo separato dalla terraferma ma oggi tutt’uno con essa.
Il luogo è legato soprattutto alla leggenda della sirena Parthenope, dea generatrice di Napoli: secondo la tradizione, ancora prima della fondazione di Neapolis, il corpo della sirena, lasciatasi morire dopo il rifiuto di Ulisse, fu trasportato qui dalle correnti e vi restò sepolto.
In realtà, però, questa non è l’unica leggenda di cui l’isolotto è protagonista: una delle più famose è quella che vede protagonista Lucio Licinio Lucullo, un forte guerriero dell’età imperiale romana, che edificò sull’isola, dimora delle Nereidi e delle Driadi, ciò che fino all’epoca tardoromana fu celebre come Castrum Lucullanum: la Villa-fortezza di Megaride. L’edificio ospitava meravigliose biblioteche, allevamenti di murene, frutteti di ciliegie provenienti da Persia e Cerasunta (antica colonia greca del Mar Nero da cui proviene il termine napoletano “cerasa”): Lucullo disegnò personalmente giardini e prati e scacciò gli dei dalla dimora, appropriandosene completamente. Furono organizzati banchetti, baccanali e spettacoli ma l’evento più importante fu l’arrivo della meravigliosa sorella di Catone, moglie di Lucullo, Sevilla, che sconvolse tutti con la sua bellezza, perfino gli dei.
Come racconta Matilde Serao nel suo “Leggende Napoletane”, Sevilla cominciò a paragonarsi alle varie dee, osando affermare di superare in bellezza anche Venere. Tutto ciò venne udito dalle ninfe oceanine e da Poseidone, che decise di punirla condannando Megaride all’erosione e alla scomparsa definitiva.

È proprio sui fondali del leggendario isolotto, precisamente sul lato destro del castello, che, a metà Marzo, è stato ritrovato un antico porto greco, risalente a circa 25 secoli fa.
Gli archeologi del progetto autofinanziato “Sea Research Neapolis” hanno scoperto quattro tunnel sommersi, una strada larga tre metri solcata dai carri e una lunga trincea per i soldati, che dovevano proteggere l’approdo.
«È una scoperta che apre un nuovo scenario della ricostruzione della vecchia struttura di Palepolis» ha spiegato Mario Negri, l’archeologo napoletano che ha effettuato la scoperta. A Maggio sono riprese le ricerche sottomarine che aprono anche uno scenario nuovo dal punto di vista turistico. «Si dovrà scavare – ha aggiunto – cercando manufatti, anche se il fondo marino è perturbato perché in una zona antropizzata, speriamo anche di trovare oggetti databili. Ricordiamoci però che siamo ancora nel solco delle ipotesi».