Era affascinante ascoltare don Alfonso raccontare l’origine del palazzo e del vicoletto. Raccontava che nel 1700, in quel punto dove un tempo sorgeva l’antico muraglione di Porta di Chiaia, fu deciso di costruire alcuni bassi ricavati proprio nell’antico muraglione di quella porta. Dopo incessanti proteste dei padri Teatini che risiedevano nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, fu consentito loro di costruire un enorme fabbricato che in seguito fu acquistato dai Caravita Sanchez de Leon, duchi di Sant’Arpino.Ci sono angoli di Napoli che custodiscono storie straordinarie, che lasciano senza fiato e che confermano l'unicità, l'autenticità e l'anima di questa meravigliosa città. Molte persone non sono a conoscenza delle innumerevoli storie legate a uno dei vicoletti più caratteristici di Napoli, ovvero il vicoletto Sant'Arpino, che si trova proprio nel cuore di Via Chiaia.
È stato don Alfonso, un tempo custode di Palazzo Sant'Arpino, uno dei palazzi nobiliari più prestigiosi di Via Chiaia, a condividere con me le molte storie legate a questo vicoletto. Era affascinante ascoltare don Alfonso mentre raccontava l'origine del palazzo e del vicoletto. Mi ha spiegato che nel 1700, in quel punto in cui una volta sorgeva l'antica muraglia di Porta di Chiaia, fu presa la decisione di costruire alcuni bassi ricavati proprio dall'antico muro di quella porta. Nonostante le continue proteste dei padri Teatini che abitavano nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, infine fu permesso loro di costruire un imponente edificio che in seguito fu acquistato dai Caravita Sanchez de Leon, duchi di Sant'Arpino.
Nel corso degli anni, quella tenuta ha passato di mano in mano e, per un periodo di tempo considerevole, è stata di proprietà della Compagnia del Gas, che a sua volta ha venduto alcune porzioni del palazzo. Ancora oggi, poco più avanti tra Via Santa Caterina e Via Filangieri, si può vedere un grande edificio sulla destra, scendendo verso Piazza dei Martiri, con una grande insegna risalente al 1880.
All'esterno, si trovano ancora i due lampioni a gas funzionanti, gli ultimi rimasti nella città di Napoli. Ora, il palazzo è conosciuto come Palazzo Sant'Arpino, così come il pittoresco vicoletto che prende il nome proprio da quel palazzo, ovvero Vicoletto Sant'Arpino, uno dei vicoletti più caratteristici della città di Napoli, con le caratteristiche scale che conducono alla parte posteriore del palazzo.
Oggi, in quel vicoletto e su quelle scale, si trovano piccole attività, botteghe e artisti che espongono le loro opere, creando uno dei panorami più belli del centro città che richiama alla Napoli dei primi anni del 1800. Don Alfonso era un uomo importante come gentiluomo e bravo custode. Era sempre pronto a sorridere e ad aiutare i condomini ogni giorno, spesso lo si poteva trovare mentre portava pesanti borse per le signore più anziane di quel palazzo.
Ed è così che, giorno dopo giorno, è riuscito a mettere da parte abbastanza denaro per poter regalare a sua moglie il loro viaggio di nozze dopo ben 40 anni di matrimonio. Mi ha raccontato tutto don Alfonso mentre, con orgoglio, mi ha accompagnato nella sua modesta e graziosa dimora all'interno di quel palazzo. Ha preso uno dei cofanetti che contenevano gioielli preziosi da un cassetto e, con un occhio ha controllato se sua moglie Nunzia stesse arrivando, mentre con l'altro occhio, emozionato, mi ha mostrato l'anello splendido che aveva acquistato per la prima volta per sua moglie.
Don Alfonso e sua moglie Nunzia, nati in povertà, si erano trasferiti da giovani. Poi, una vita di lavoro e i loro sei figli, tutti sistemati oggi, come lui dice sempre. Con il poco denaro raccolto nel corso degli anni, finalmente poteva regalare a sua moglie il loro primo viaggio di nozze e quell'anello. Per la prima volta stavano lasciando Napoli, anche se solo per qualche giorno, per visitare Venezia di cui avevano sentito parlare fin da quando erano bambini, ma dove non erano mai riusciti ad andare.
Poco prima di lasciarmi, don Alfonso mi ha parlato dei sotterranei del Palazzo Sant'Arpino, dove un lungo passaggio conduceva i nobili fino alle fondamenta della Basilica di San Francesco di Paola nella vicina Piazza del Plebiscito. Era uno dei suoi sogni ripristinare quel vecchio passaggio, renderlo nuovamente accessibile e collegare una delle chiese più belle della città di Napoli a uno dei vicoletti più caratteristici.
Ora, don Alfonso non è più qui. Ogni tanto penso a questa sua incredibile idea e mi chiedo se un giorno, con l'aiuto dei giovani di talento di questa città, possa diventare realtà, ripristinando una Napoli sotterranea davvero straordinaria.
TATTA NAPOLI
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