Gennaro nacque a Napoli, nella seconda metà del III secolo, e divenne vescovo di Benevento, dove svolse il suo apostolato, amato dalla comunità cristiana e rispettato anche dai pagani.
Fu, però, martorizzato, a causa delle persecuzioni anticristiane dell'imperatore Diocleziano (le ultime e le più gravi di tutto l'Impero Romano).
Egli conosceva, infatti, il diacono Sosso, che guidava la comunità cristiana di Miseno, il quale fu incarcerato dal giudice Dragonio, proconsole della Campania. Gennaro, dopo aver saputo dell'arresto, si recò in carcere insieme a due amici, per portare il suo conforto al diacono; il giudice, però, ne fu informato e fece arrestare anche loro tre, provocando le proteste di Procolo, il diacono di Pozzuoli, e di due fedeli cristiani della stessa città, Eutiche ed Acuzio, che furono, a loro volta, arrestati e condannati a morire nell'anfiteatro sbranati dagli orsi. Durante i preparativi, però, accadde qualcosa: Dragonio si accorse che il popolo amava molto i prigionieri e, prevedendo disordini durante la condanna a morte, cambiò idea e li fece decapitare il 19 Settembre del 305.
Il Santo è famoso, sicuramente, anche per alcuni episodi mitici raccontati negli Atti Vaticani. Uno dei più conosciuti è quello che narra dell'arrivo di Gennaro e dei suoi compagni a Nola, dove il giudice Timoteo li sorprese a fare proselitismo. La decisione di infliggere prigionia e tortura, però, non riuscì a sortire alcun effetto, per cui l'uomo venne direttamente gettato in una fornace ardente, da cui, allo stesso modo, pare sia uscito illeso e senza che neanche le vesti fossero intaccate dal fuoco; una fortuna che non riguardò, però, i pagani che presenziavano per assistere al supplizio, che furono letteralmente invasi dalle fiamme.
Timoteo, intanto, si ammalò e dopo essere stato guarito dallo stesso Gennaro, al quale non mostrò nessuna gratitudine, lo fece condurre all’anfiteatro di Pozzuoli, in modo da farlo sbranare dalle fiere. Durante il tragitto, un mendicante chiese a Gennaro un pezzo del suo abito, da conservare come reliquia, ma questi rispose che, dopo la sentenza, avrebbe potuto prendere il fazzoletto con cui sarebbe stato bendato. Mentre il carnefice si preparava per l’esecuzione, così, Gennaro si portò un dito alla gola per sistemare il fazzoletto e, proprio in quel momento, la scure calò, tagliandolo di netto. Il martire, la notte stessa, apparve in sogno a colui che era stato incaricato di portare via il corpo e lo invitò a raccogliere anche il dito.
Naturalmente, questi sono i racconti che fanno parte del "mito", mentre quelli descritti inizialmente sono quelli di incontrovertibile carattere storico.
Dopo la decapitazione, come era usanza a quei tempi, venne conservato del sangue, raccolto da una pia donna, Eusebia, che lo rinchiuse in due ampolle; durante il trasporto delle reliquie di San Gennaro a Napoli, la donna le consegnò, stando al suo racconto, però molto più recente della vicenda (si parla di una prima pubblicazione risalente al 1579), al vescovo.
Con il passare del tempo il culto per il santo si è diffuso fortemente, per cui è stata ampliata anche la catacomba. Stando ad affreschi, iscrizioni, mosaici e dipinti presenti nel cimitero sotterraneo, anzi, era già vivo a partire dal V secolo.
La tomba è diventata meta di continui pellegrinaggi per i grandi prodigi attribuiti a questa figura mistica. Nel 472 ad esempio, durante una violenta eruzione del Vesuvio, i napoletani accorsero in massa nella catacomba per chiedere a San Gennaro di arrestare il vulcano.
Il santo è divenuto il patrono della città di Napoli.
Per quanto riguarda lo scioglimento del sangue, la prima volta è accaduto nel lontano 1389, ma non si esclude che possa essersi verificato anche in precedenza (si parla di un miracolo identico avvenuto quando le ampolline di sangue si ritrovarono al cospetto del capo del santo per la prima volta).
Il sangue si scioglie tre volte l’anno: il primo Sabato di Maggio, il 19 Settembre, ricorrenza della decapitazione e il 16 Dicembre, “festa del patrocinio di s. Gennaro”, in memoria della disastrosa eruzione del Vesuvio nel 1631, bloccata, si dice, proprio dopo le invocazioni al santo.
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