Domina Piazza Plebiscito con la sua monumentalità e, visitandolo, sembra che il tempo si sia fermato a quando, per le sue stanze, giravano maggiordomi e aristocratici…
Ovviamente, stiamo parlando del meraviglioso Palazzo Reale ubicato nel centro storico di Napoli, dov’è posto l’ingresso principale.
Fu la residenza storica dei viceré spagnoli per oltre centocinquanta anni, della dinastia borbonica dal 1734 al 1861, interrotta solamente per un decennio, all’inizio del XIX secolo, dal dominio francese con Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat e, a seguito dell’Unità d’Italia, dei Savoia: ceduto nel 1919 da Vittorio Emanuele III di Savoia al demanio statale, è adibito principalmente a polo museale (in particolare gli Appartamenti Reali) ed è sede della biblioteca nazionale.
Proprio all’interno della reggia, troviamo la bellissima Capella Palatina.
Iniziati i lavori nel 1643, si conclusero nel 1646, anno in cui la cappella fu anche consacrata alla Madonna Assunta e durante il quale iniziarono le celebrazioni per volere del viceré Rodrigo Ponce de Leon. Nello stesso periodo, inoltre, furono pagate le decorazioni interne eseguite da artisti come Jusepe de Ribera, che dipinse la pala dell’altare maggiore, la Santissima Concezione, Giovanni Lanfranco, Charles Mellin e Giulio e Andrea Lazzari.
Oltre alle normali funzioni religiose, la cappella ospitò per quasi un secolo, tra il Seicento e il Settecento, la famosissima Scuola Napoletana, con artisti di spicco come Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi e Giovanni Paisiello.
Dopo vari lavori di restauro, di cui i più importanti compiuti durante il periodo murattiano, la cappella assunse il suo aspetto definitivo alla fine della dominazione borbonica.
Furono diversi i danni subiti con la seconda guerra mondiale e, dopo essere stata sconsacrata nel 1943, venne nuovamente restaurata e destinata all’esposizione museale di arredi sacri.
L’accesso alla cappella è consentito da una porta in legno del XVI secolo, proveniente dalla cappella del palazzo Vicereale, di cui è il più antico manufatto che si conservi, opera di Benvenuto Tortelli: è in legno intagliato a finto bronzo, diviso in più comparti, con decorazioni che rimandano alla stella e alla conchiglia, simboli della Concezione e di San Giacomo il Maggiore, venerato proprio nella cappella del palazzo d’origine.
Piccola curiosità: Palazzo Vicereale, denominato anche Palazzo Vecchio, è stato un palazzo di Napoli ubicato nei pressi dell’attuale piazza Trieste e Trento; costruito nel 1543, venne abbattuto nel 1837 per fare posto proprio al Palazzo Reale.
Tutto l’ambiente della cappella è decorato con stucchi in bianco e oro eseguiti da artisti dell’Accademia napoletana e risalenti alla fine della dominazione borbonica. Gli artisti si occuparono di una serie di affreschi con tema “Storia della Vergine”, tra cui “l’Assunzione” sotto la navata, di Domenico Morelli, e “Storie di Cristo”.
In seguito alla soppressione degli ordini monastici, voluta da Giuseppe Bonaparte, l’altare maggiore, opera di Dionisio Lazzari, fu trasferito dalla chiesa di Santa Teresa degli Scalzi proprio nella cappella nel 1808. L’altare ha la forma di un tempio a colonne con inserti di figure dorati di angeli e santi, tra cui si riconosce anche santa Teresa, ed è stato realizzato con rame e pietre dure come lapislazzuli, agape, onici e ametiste.
All’interno della cappella è stata realizzata un’esposizione permanente di arredi sacri, precedentemente esposti in sacrestia, disposti in ordine cronologico, tra cui una serie di calici e ostensori di Lorenzo Cavalieri, l’abito penitenziale di Maria Clotilde di Borbone-Francia (regina di Sardegna nel 1796, sorella minore di Luigi XVI di Francia e poi moglie di Carlo Emanuele IV di Savoia) e vari lavori in filigrana e miniature su avorio, oltre al paramento completo utilizzato per la venuta a Napoli, nel 1849, di papa Pio IX.
All’interno della cappella, inoltre, è conservato ed esposto tutto l’anno il preziosissimo presepe del Banco di Napoli, composto da quasi quattrocento pezzi risalenti ad un periodo compreso tra il XVIII e il XIX secolo, alcuni modellati da scultori napoletani come Giuseppe Sanmartino (autore del meraviglioso “Cristo Velato“) e Angelo Viva.
La zona è collegata molto bene con autobus e metropolitana.
Il percorso più semplice è quello con la linea 1 della metro: scesi alla fermata Toledo, il gioco è fatto! Qualche minuto di cammino per la centralissima via Toledo e si arriva a piazza Plebiscito.
Cookie | Durata | Descrizione |
---|---|---|
cookielawinfo-checkbox-analytics | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics". |
cookielawinfo-checkbox-functional | 11 months | The cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional". |
cookielawinfo-checkbox-necessary | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary". |
cookielawinfo-checkbox-others | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other. |
cookielawinfo-checkbox-performance | 11 months | This cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance". |
viewed_cookie_policy | 11 months | The cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data. |