Tante sono le chiese che popolano la città di Napoli, di cui la maggioranza sono ancora adibite al culto; ne esistono alcune, però, ormai sconsacrate e abbandonate.
Una di queste è la chiesa di Sant’Arcangelo degli Arcamoni, ubicata in via Arte della Lana 20. La chiesa fu edificata nell’anno 1900 in seguito alla distruzione dell’originaria cappella nei pressi della chiesa di San Pietro a Fusariello, demolita nei lavori del Risanamento.
Con il nome di Risanamento ci si riferisce al grande intervento urbanistico che mutò radicalmente e definitivamente il volto della maggior parte dei quartieri storici della città di Napoli, in alcuni casi (quartieri Chiaia, Pendino, Porto, Mercato, Vicaria) sostituendo quasi totalmente le preesistenze (talvolta anche di gran valore storico o artistico) con nuovi edifici e nuove piazze e strade.
È diventata famosa la frase di Agostino Depretis, presidente del Consiglio nel 1884, che disse al riguardo: “Bisogna sventrare Napoli!”. L’intervento fu portato a compimento a seguito di una gravissima epidemia di colera, avvenuta nel 1884. Sotto la spinta del sindaco di allora, Nicola Amore, nel 1885 fu approvata la “Legge per il risanamento della città di Napoli” e, il 15 dicembre 1888, venne fondata la “Società pel Risanamento di Napoli” (confluita, dopo varie vicissitudini, nella Risanamento S.p.A.) allo scopo di risolvere il problema del degrado di alcune zone della città, causa principale, secondo il sindaco Amore, del diffondersi del colera.
Si decise l’abbattimento di numerosi edifici per fare posto al corso Umberto, alle piazze Nicola Amore e Giovanni Bovio (piazza Borsa), via A. Depretis e alla Galleria Umberto I. In realtà, alle spalle dei grandi palazzi, la situazione rimase immutata: essi, infatti, servirono a nascondere il degrado e la povertà di quei rioni piuttosto che a risolverne i problemi.
La recedente chiesa di San Pietro a Fusariello, sulla quale è stata edificata successivamente la chiesa di Sant’Arcangelo, era ubicata nell’area oggi occupata dal palazzo dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Fu demolita per fare spazio a nuovi edifici tra cui, appunto, quello dell’università. All’interno si trovava l’altare dedicato al santo, al quale si aggiunsero quelli per Tommaso Becket e Santa Maria la Grande, in memoria delle chiese di San Tommaso lo Vetere (o di San Tommaso di Canterbury) e di Santa Maria la Grande, appunto, anch’esse demolite durante il Risanamento e cedute dalle famiglie proprietarie a delle corporazioni.
Vi era anche una tavola sull’altare maggiore, con la Vergine e i santi Pietro e Paolo, ornata dagli stemmi delle famiglie del seggio di Acquario (le istituzioni amministrative della città di Napoli i cui rappresentanti, detti Eletti, dal XIII al XIX secolo, si riunivano nel convento di San Lorenzo per cercare di raggiungere il bene comune della Città).
In realtà, come accennato, anche la chiesa di Sant’Arcangelo degli Arcamoni non ha avuto molta fortuna, in quanto giace in uno stato di completo abbandono e incuria. Trasformata addirittura in un’autorimessa, ha visto cancellarsi le decorazioni della navata; anche la lapide che indicava l’edificio di culto, posta all’esterno, risulta ad oggi scomparsa.
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