La salita Pontecorvo, inglobata nel quartiere Avvocata, nella zona della città compresa tra l’attuale piazza Mazzini e Montesanto, ospita molti istituti religiosi, tra cui il complesso di San Francesco delle Cappuccinelle, quello di Gesù e Maria e la chiesa Santa Maria delle Periclitanti o conservatorio dei Santi Pietro e Paolo all’Avvocata.
La struttura è ubicata in un’area che rimase non edificata fino al XVI secolo; le primi costruzioni sorsero su di un terreno che i padri benedettini, santi Severino e Sossio, donarono alla città per la costruzione di una nuova strada, l’attuale Salita Pontecorvo (che prese il nome dall’omonima famiglia che abitava presso quella che, oggi, è la chiesa di San Giuseppe), appunto, lungo la quale cominciarono a sorgere abitazioni, palazzi nobiliari e alcuni conventi.
Nel 1674, il missionario Carlo de Mari fondò un conservatorio per tenere al riparo le giovani ragazze dalle tentazioni: inizialmente, vennero ospitate presso Santa Maria del Rifugio ma, ben presto, dato il successo dell’iniziativa, fu necessario trasferirle e, a questo scopo, si decise la costruzione dell’edificio in zona Pontecorvo che, nei primi tempi, fu regolato e guidato dai Padri della Congregazione.
Il complesso, ben presto, divenne un vero e proprio convento, tanto che, nel 1688, fu affidato all’arcivescovo e ampliato, su progetto di Ferdinando Sanfelice.
Dopo un periodo di grande splendore, durante il XVIII secolo, come per altre strutture religiose della città, nel XIX secolo cominciò la decadenza. A inizio Ottocento, con la dominazione francese, l’ordine fu soppresso e successivamente il complesso divenne proprietà dei Reali Collegi per le Figlie del popolo, poi dell’albergo dei Poveri e, infine, dei Collegi Riuniti Principe di Napoli.
Di epoca spiccatamente barocca, la chiesa è ad unica navata, con volta a botte lunettata e finte cappelle laterali; l’abside presenta pareti piuttosto slanciate, con ampi finestroni che illuminano efficacemente lo spazio intorno all’altare; le pareti, all’interno, sono rivestite da una decorazione a stucco che racchiude la bella grata del comunichino ed una serie di quadri ovali di Ferdinando Sanfelice, restaurati, ma non ancora ricollocati, così come una grande pala di Giacinto Diano, che si trovava alle spalle dell’altare maggiore.
Il passaggio dalla chiesa al coro, che ha, tutto intorno alle pareti, stalli e leggii in legno del tardo Settecento, era possibile attraverso una scala di legno, alla quale si accedeva dalla navata, ma poteva essere utilizzato anche direttamente il convento, al primo piano, attraversando la graziosa cappella privata delle suore, di gusto barocco, che presenta ancora oggi un bel pavimento maiolicato e pregevoli porte settecentesche decorate in oro.
In seguito alla seconda guerra mondiale, l’edificio subì ingenti danni e, infine, nel 1953, i collegi riuniti Principe di Napoli hanno venduto il convento ed il giardino alle suore francescane e donato la chiesa ed i locali annessi alla curia vescovile di Napoli.
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