Ormai è chiaro a tutti che Napoli, in questi anni, abbia riacquistato il posto che meritava, nella rosa delle città più visitate e apprezzate da turisti stranieri e non.
Anzi, è proprio notizia recente che The Guardian, il popolare quotidiano britannico, l'abbia inserita tra le mete turistiche più belle da considerare per passare le festività natalizie.
Tanti sono gli itinerari tra cui scegliere ma, sicuramente, tra quelli più gettonati, troviamo i siti facenti parti della cosiddetta “Napoli del sottosuolo”: la Galleria Borbonica e Napoli Sotterranea.
La visita a Napoli Sotterranea è l’occasione che permette di andare letteralmente alla scoperta delle viscere di Napoli, a ben 40 metri di profondità.
Le prime trasformazioni della morfologia del territorio, avvenute ad opera dei Greci a partire dal 470 a.C., diedero inizio alla crescita di quello che, poi, è diventato questo meraviglioso sito.
Queste trasformazioni sono state dettate da esigenze di approvvigionamento idrico, che hanno portato alla creazione di cisterne sotterranee adibite alla raccolta di acque piovane e dalla necessità di recuperare materiale da costruzione per erigere nuovi edifici.
L’espansione successiva della città portò alla realizzazione di un vero e proprio acquedotto, che, durante il dominio romano, fu ampliato e perfezionato.
Con l’avvento degli Angioini, nel 1266, la città conobbe una grande espansione urbanistica, cui corrispose un incremento di estrazione del tufo dal sottosuolo per la costruzione di nuove strutture.
Ad incidere in maniera determinante sulla sorte del sottosuolo napoletano intervennero, tra il 1588 e il 1615, alcuni editti che proibivano l’introduzione in città di materiali da costruzione, in modo da evitare un’espansione incontrollata.
I cittadini, per evitare sanzioni e soddisfare la necessità di ampliamento, pensarono bene di estrarre il tufo dal sottosuolo, sfruttando i pozzi già esistenti, ampliando le cisterne destinate a contenere acqua potabile e ricavandone di nuove. Solo nel 1885, dopo una terribile epidemia di colera, venne abbandonato l’uso del vecchio sistema di distribuzione idrica.
L’ultimo utilizzo del sottosuolo risale alla seconda guerra mondiale quando, per offrire rifugi sicuri alla popolazione, si decise di adattare le strutture dell’antico acquedotto alle esigenze dei cittadini. Furono allestiti, in tutta Napoli, 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anticrollo.
Finita la guerra, per la mancanza di mezzi di trasporto, quasi tutte le macerie furono scaricate nel sottosuolo e, fino alla fine degli anni ’60, non se ne è più parlato. Dal 1968, però, cominciarono a verificarsi alcuni dissesti dovuti essenzialmente a rotture di fogne o perdite del nuovo acquedotto, manifestatisi con enormi voragini.
Dopo circa 20 anni di lavoro e grazie all’aiuto e al sacrificio di tantissimi volontari, oggi è possibile parlare di un vero e proprio museo del sottosuolo.
Il tunnel borbonico, invece, ribattezzato Galleria borbonica, prende il nome dal re Ferdinando II di Borbone che, nel 1853, ne avviò la realizzazione allo scopo di creare un collegamento segreto sotterraneo tra il Palazzo Reale e piazza Vittoria, vicina al mare e alle caserme, in modo tale da consentire una fuga sicura e veloce in caso di pericolo.
I lavori durarono tre anni e furono eseguiti esclusivamente a mano, con picconi, martelli e cunei e con un’illuminazione fornita solo da torce e candele.
Il 25 Maggio del 1855 vide l’inaugurazione del tunnel borbonico con il passaggio del suo Re ma, in seguito, il sito restò aperto al pubblico per soli tre giorni.
La galleria chiuse definitivamente per motivi economici e per la decadenza dei Borbone susseguita all’unificazione della penisola.
Tornò nuovamente utile durante la seconda guerra mondiale, tra il 1939 e il 1945, quando il canale e le ex cisterne limitrofe furono utilizzate come ricovero per i cittadini (tra i 5000 e i 10.000 napoletani).
Dopo la guerra, e fino al 1970, fu utilizzata come Deposito Giudiziale Comunale e servì per immagazzinare tutto ciò che era stato estratto dalle macerie causate dai bombardamenti.
Finalmente, dopo anni di lavori di recupero, nel 2010 la struttura è stata riaperta al pubblico.
Insieme a Napoli Sotterranea, è una delle attrazioni più affascinanti e suggestive della città di Napoli.
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