La Reggia di Caserta è l’espressione architettonica della potenza della dinastia dei Borbone.
Venne, infatti, costruita per esprimere la magnificenza del Regno di Napoli ormai autonomo. Il progetto della reggia, destinata ad ospitare la dimora dei reali borbonici, doveva essere talmente grandioso da poter competere con le residenze reali delle altre potenze europee. La sua costruzione, tuttavia, non avvenne sul suolo napoletano, data la vulnerabilità di questo agli attacchi da mare, ma nell’entroterra, precisamente nello splendido paesaggio campestre costituito dal suolo casertano.
Il progetto, affidato alle innovative e sapienti mani di Luigi Vanvitelli, prevedeva, oltre alla realizzazione del Palazzo Reale, anche il compimento di un acquedotto (l’attuale acquedotto carolino), un parco, la risistemazione della zona urbana adiacente e la costruzione di un vialone che portasse sino alla città di Napoli (questo venne realizzato solo in parte). Data l’importanza del progetto e le aspettative che il sovrano aveva riposto nel disegno di costruzione della dimora reale, Vanvitelli decise di affiancarsi altri architetti per realizzare il piano di lavoro: Marcello Fronton collaborò nella costruzione del palazzo, Francesco Collencini si occupò del parco e dell’acquedotto, mentre al parigino Martin Biancour vennero affidate le opere di giardinaggio.
I lavori, iniziati nel 1752, procedettero in maniera fluida e veloce fino a quando, nel 1759, Carlo III di Borbone, che aveva commissionato l’opera, salì al trono a Madrid dopo la morte del sovrano spagnolo. I suoi successori prestarono poca attenzione alla costruzione della dimora reale, tanto che i lavori vennero ultimati solo nel 1845 quando, sotto il regno di Francesco I, il regno borbonico stava ormai per volgere al termine. Il risultato, ad ogni modo, nonostante l’ultima parte sia stata svolta in maniera meno puntigliosa, è una sontuosa reggia che ben sostiene il confronto con le altre residenze europee, tanto che le è stato attribuito l’epiteto di “piccola Versailles” in riferimento alla splendida reggia dei sovrani francesi.
Ultima grande realizzazione del barocco italiano, la Reggia di Caserta è stata descritta da Gino Chierici, nel 1930, come “una delle creazioni planimetriche più armoniche, più logiche, più perfette dell’architettura di tutti i tempi”. L’edificio, a pianta rettangolare, occupa un’area di 47.000 metri quadri per un’altezza di 36 metri, disposti su cinque piani, e si divide in 12000 stanze tutte finemente decorate; tra le più sontuose ricordiamo la sala del trono, che ospitava le meravigliose feste danzanti dei reali, le stanze matrimoniali, il teatro di corte e la biblioteca. Il vestibolo inferiore e quello superiore, destinato alle stanze dei reali, sono collegati da un monumentale scalone d’onore: questo, con i suoi effetti d’illusione ottica e la sua magnificenza, rappresenta un perfetto connubio tra stile classico e barocco ed è considerato una delle migliori opere svolte da Vanvitelli. Al piano nobile ritroviamo anche la splendida Cappella Palatina, anch’essa perla di matrice vanvitelliana, che ben rappresenta l’emulazione dello stile della Reggia di Versailles, dato che possiede la stessa simmetria della relativa cappella.
A rendere la Reggia di Caserta ancor più scenografica c’è il grande Parco Reale, posto tutt’intorno alla dimora e collegato a quest’ultima tramite un elegante portico, da cui si estendono due vialoni paralleli, tra i quali si interpongono numerose vasche e fontane.
Nel punto più lontano dalla reggia, esattamente al centro tra i due viali, c’è una splendida cascata, che svolge la funzione ottica di punto di fuga prospettica. Il parco, nel quale i reali potevano dilettarsi nella caccia o in semplici passeggiate, è parte integrante del progetto della reggia e anch’esso si ispira agli splendidi e innovativi giardini francesi, unendo, però, anche la tradizione della loro più classica concezione rinascimentale. Il tutto si estende su una superficie di 120 ettari, su una lunghezza di ben 3 chilometri e conta un alto numero di fontane (sei le principali) tutte alimentate dall’acquedotto carolino. I giardini si dividono in due: quelli in stile italiano e quelli inglesi. Nell’area di quelli italiani troviamo la pescheria, un lago artificiale di circa 270 metri quadri con, al centro, l’isolotto detto “la pagliara”. Questo specchio d’acqua venne costruito per il diletto di Ferdinando IV che si divertiva ad organizzare piccole battaglie navali con modelli di navi in scala ridotta. Poco distante si trova, invece, la “castelluccia”, una piccola fortezza edificata anch’essa per il divertimento del re e, probabilmente, luogo destinato all’educazione militare dei reali.
Il giardino inglese, infine, è nato per la volontà della regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena di conformarsi ai nuovi standard romantici in materia di giardini, inclini ad una riproduzione quanto più possibile fedele alla natura. Il giardino è caratterizzato dall’apparente disordine del susseguirsi di piante, fontane e rovine secondo la moda nascente derivante dalle nuove scoperte archeologiche ottenute negli scavi di Pompei ed Ercolano.
Insomma, la Reggia di Caserta, per la raffinatezza ed il dettaglio sia dei suoi interni che dei suoi esterni, ben regge il confronto con le dimore dei sovrani europei e, anzi, pare quasi riduttivo apostrofarla come “piccola Versailles” poichè ha, di certo, una sua spiccata personalità dovuta a tutta l’attenzione e la cura che è stata messa nella sua realizzazione, soprattutto in origine. Inoltre, anche il clima, l’aria e la conseguente vegetazione posta tutt’intorno alla dimora reale vanno a differenziarla, dandole tratti tutti mediterranei.
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