“… tutta la gente lo chiamava, l’invocava, gli tendeva le mani, chiedendo aiuto, assediando il portone, le scale, la sua porta, con la pazienza e la rassegnazione di chi aspetta un salvatore”.
Così Matilde Serao, famosissima giornalista napoletana, fondatrice de’ “il Mattino“, descrive Antonio Cardarelli, medico, docente e senatore del Regno d’Italia, nato nel 1831 a Civitanova del Sannio, in provincia di Campobasso, nonchè una delle menti scientifiche migliori del Novecento.
Dopo essersi laureato, giovanissimo, in medicina, Antonio Cardarelli vinse il concorso per esercitare al Complesso degli Incurabili e, proprio qui, svolgendo la pratica medica, le sue notevoli capacità diagnostiche, innovative per la clinica del suo tempo, lo resero celebre facendogli guadagnare il rispetto e il favore dei migliori nomi della medicina italiana.
Di lì a poco fu nominato primario dell’ospedale e, nel 1880, vinse la cattedra di Patologia Medica alla Regia Università di Napoli, dove insegnò ininterrottamente fino a pochi anni prima della sua morte, sopraggiunta nel 1927, a ben 92 anni.
“…Cardarelli è stato clinico e maestro sommo perché possedeva, con il meraviglioso intuito di diagnosticare, il segreto della semplicità, della chiarezza e della critica…”
Oltre che per le sue immense empatia e umanità, è ricordato per il suo famoso “occhio clinico“: si narra, addirittura, che riuscisse a individuare l’aneurisma dissecante dell’aorta facendo pronunciare solamente la lettera “A” agli ammalati. Con questo sistema, si dice, riuscì a salvare la vita di un pescatore che urlava in riva al mare. Grazie a questo suo dono, leggendo solamente i bollettini medici, riuscì a diagnosticare anche un cancro alla pleura a papa Leone XIII.
La medicina e la semeiotica in particolare, disciplina che studia i segni e i sintomi clinici, devono moltissimo al medico molisano; per questo motivo, al momento di decidere il nome definitivo di quello che sarebbe stato il più grande ospedale del Meridione, non ci furono dubbi.
L’ospedale Antonio Cardarelli è, in effetti, il più grande della Campania e, in generale, del Meridione, nonchè primo a livello nazionale per la cura dei grandi ustionati.
Si decise di collocare l’edificio su una collina, alle spalle dei Camaldoli, ottima posizione sia per l’altitudine che per i collegamenti con le altre province.
La sua costruzione cominciò ufficialmente nel 1927, a cura dell’architetto Alessandro Rimini; nel 1934 furono conclusi gli edifici amministrativi, che occupavano l’edificio centrale, e, nel 1939-40, anche i padiglioni retrostanti. L’ospedale divenne operativo nel 1942.
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