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13 Settembre 2023Napoli, città di marinai, artisti e pizzaioli, annovera tra le sue più antiche passioni quella della navigazione, del mare, e, dunque, non può mancare una tradizione radicata di pescatori partenopei.
di Alessia Giannino
Napoli, città di marinai, artisti e pizzaioli, annovera tra le sue più antiche passioni quella della navigazione, del mare, e, dunque, non può mancare una tradizione radicata di pescatori partenopei.
Abbiamo intervistato prima un giovane pescatore sportivo napoletano, Dario Monaco, che ha fatto del mare la sua passione ed il suo lavoro, essendo un collaboratore dell’ente pubblico, incaricato del monitoraggio e della salvaguardia del mare; poi, siamo passati a Lorenzo Esposito, appassionato di pesca subacquea, tanto da praticarla anche a livello agonistico.
Ebbene, Dario è partito dividendo la pesca in tre grandi mondi: in apnea, da terra e con la barca. Con lui abbiamo parlato dell’ultima tipologia ma, prima di iniziare a raccontarci della sua passione, cambiando espressione in volto, ha precisato con assoluta fermezza: “Il Pescatore rispetta il mare, le sue creature ed il loro tasso di riproduzione senza mai sfruttare tali risorse per trarne un vantaggio puramente economico, liberando ogni preda non edibile. Chi si comporta diversamente è un bracconiere o uno scellerato”.
L’intervista a Dario Monaco (pesca in barca)
Dario raccontami qualcosa riguardante questa tua passione.
«La geomorfologia del golfo di Napoli ha una peculiare conformazione litoranea: infatti, la presenza di correnti stagionali ed un fondale che degrada fin oltre i 1000 metri, ad una distanza dalla costa anche di poche miglia, offre ai pescatori sportivi infiniti spot per insidiare le più disparate prede al variare delle stagioni. Il pescatore sportivo si dedica ad una tipologia di pesca, piuttosto che ad un’altra, con l’avvicendarsi delle stagioni, proprio perché sono quest’ultime a determinare la presenza-assenza di alcune specie ittiche».
Mi puoi fare qualche esempio?
«Certo, la notte tra venerdì e sabato ho trascorso qualche ora a pescare i calamari in prossimità di Pozzuoli, mentre poco prima di Natale ero a pesca di Dentici e Ricciole nelle acque di Ischia, seguendo la tecnica definita “Traina con il Vivo”. Non pesco mai secondo il mio gusto, ma assecondo la stagionalità delle specie, adattandomi a quello che offre il mare in ogni periodo».
Qual è la tua tecnica preferita? E soprattutto, quali sono i posti migliori dove praticarla?
«Sicuramente la traina d’altura. Questa tecnica prevede l’impiego di esche artificiali (ci sono tantissime varietà e brand disponibili sul mercato nazionale ed internazionale) da trainare ad una velocità sostenuta, in un intervallo di 5-9 mn (Miglia Nautiche), ed è espressamente dedicata alla cattura dei grandi pelagici come il tonno, l’alalunga o l’aguglia imperiale, che nuotano lontano dalle nostre coste. Un modo di pescare abbastanza estremo, a grande distanza appunto, dalla costa, che spesso finisce per non vedersi più, progressivamente, e dove il sole ed i delfini la fanno da padrone. Una tecnica che richiede l’esperienza di navigazione e la tecnica nella scelta degli artificiali: a pensarci bene, l’esca di 12-16 centimetri è poco meno di un ago in un pagliaio, considerando la vastità del mare. Una delle zone migliori per provare questa tecnica è lo specchio di mare al largo tra Capri ed Ischia, ma la sicurezza prima di tutto! A mare non ci sono tabaccai e l’affidabilità dell’imbarcazione è fondamentale. Un’altra tecnica è quella denominata “bolentino di profondità” che permette di catturare grandi cernie e pezzogne in prossimità di secche e canyon sottomarini nelle acque antistanti Ischia, Capri, la Costiera Amalfitana e la tristemente nota Secca delle Vedove».
La passione di Dario è sicuramente molto forte, tant’è che continua a raccontarmi tantissimi aneddoti riguardo la pesca…
«Un pescatore può affrontare combattimenti epici con il mastodontico Tonno Rosso, a poche centina di metri da Mergellina, ove transitano grandi banchi di questo magnifico pesce che, seguendo rigidamente la restrittiva normativa comunitaria, può essere pescato solo nel periodo tardo primaverile. Non sono rari gli esemplari che superano i 200 kg di peso e che, talvolta, capita di “allamare” durante una battuta di pesca al Tonno, utilizzando la tecnica del Drifting. Questa è una grande sfida tecnica e fisica per ogni pescatore d’acqua salata, che mette a dura prova le attrezzature e l’intesa dei pescatori impegnati nel combattimento sulla stessa barca».
Parlerebbe ancora per giorni probabilmente. Di ogni tecnica ci sono tantissimi dettagli e minuzie da affrontare, ma passiamo la parola a Lorenzo Esposito, il quale pratica un altro tipo di pesca: quella subacquea e lo fa anche a livello agonistico.
L’intervista a Lorenzo Esposito (pesca subacquea)
Lorenzo, sicuramente la pesca subacquea è diversa da quella in barca. Quali sono le tecniche utilizzate?
«Essenzialmente sono cinque: l’agguato, la tana, l’aspetto, il razzolo e la caduta. La prima è una delle tecniche più importanti, ma anche più pericolose, se non si ha la giusta esperienza. È la tecnica di caccia e, a differenza delle altre, necessita di tantissimi accorgimenti. Può essere adottata dalle quote più basse a quelle più profonde. La pesca in tana, invece, è mirata alla cattura di alcune specie il cui habitat sono, appunto, proprio le tane, ricavate, generalmente, in rocce sottomarine. La pesca all’aspetto si chiama così, invece, perché ci si nasconde dietro agli scogli ad aspettare il pesce che ti passi davanti. Per praticare il razzolo è necessario maturare esperienza in tutte le altre tecniche e sviluppare l’istinto ad individuare le prede. Bisogna avere un buon fiuto per il pesce. Infine, con l’ultima tipologia, il pescatore scende in caduta libera col fucile spianato e spara il pesce dall’alto verso il basso, andandogli incontro».
Qual è la tecnica che preferisci?
«La tecnica che preferisco è quella che mi fa prendere più pesci a seconda della giornata: questo, ovviamente, dipende da ciò che ti propone il mare ogni giorno e dalla bravura del pescatore di adattarsi a quel tipo di pesca».
Quali sono i posti migliori per la pesca subacquea? E solitamente cosa peschi?
«Durante il periodo invernale solitamente si prendono spigole, cefali, mormore e saraghi. Durante il periodo estivo, invece, corvine, tordi, cernie, dentici e orate. I luoghi migliori per andare a pescare a Napoli sono ben pochi, per via delle aree marine protette. È rimasta solo una parte di Forio d’Ischia, da Punta Imperatore fino agli Scogli degli Innamorati, un pezzettino di Procida, Posillipo e Nisida. Io, generalmente, pesco in queste zone ed in estate vado in Cilento, ad Acciaroli, Pioppi, Casal Velino».
Questi i consigli per chi è appassionato di pesca e vuole trascorrere una giornata diversa a Napoli.